Martinez: «Dalla passione per il calcio dei genovesi e genoani ho imparato l’italiano»

Il portiere: «Al bambino che è in me direi di non mollare mai perché il percorso sarà molto bello»

Martinez Genoa Gradinata Nord
Martinez guardiano della Nord (foto di Nicolas Morassutti)

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Due passi lungo Corso Italia, un gelato a Boccadasse e una focaccia intinta nel cappuccino, come da antica tradizione genovese. Josep Martinez ha rilasciato una video intevista alla giornalista spagnola Ana Quiles Boix: «Sto veramente bene al Genoa, sono al mio secondo anno. Genova è una città molto bella, la gente è molto passionale per il calcio. Mi dicono che sono bravo e simpatico perché mi fermo a parlare con tutti, dai bambini fino ai più adulti: da loro ho imparato l’italiano in quattro o cinque mesi, una lingua non così lontana da quella valenciana».

Il portiere del Genoa ripercorre il suo momento di svolta, ossia la partita al San Nicola contro il Bari disputata con una febbre altissima che lo ha visto protagonistia di una parata stupenda su Salcedo: «Ho un ricordo amaro della gara perché venivo da una situazione personale difficile con la squadra e da un infortunio alla spalla che mi fermò tre settimane. Ho aspettato il mio momento ed è arrivata quell’intervento al novantesimo: non pensavo altro che al fischio finale dell’arbitro e andare a dormire perché mi sentivo malissimo».

Martinez conclude rivolgendo un pensiero al ruolo che ricopre e alla sua personalità che non nasconde, in campo e fuori dal campo: «Il portiere ha un carattere e una pressione diversa, un nostro errore si vede tantissimo perché abbiamo più responsabilità. La sconfitta è un passo per arrivare al successo, al bambino che è in me direi di non mollare mai perché il percorso sarà molto bello».

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