Il Genoa batte il Monaco e accoglie Retegui: ovazione del Ferraris

Gudmundsson decide la partita, presenti oltre 12mila tifosi allo stadio

Retegui Coda Genoa
Retegui e Coda contendono una palla alta contro il Monaco (foto di Genoa CFC Tanopress)

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La relatività del calcio d’estate vale anche per gli arbitri, a giudicare dal calcio di rigore che ha deciso Genoa-Monaco. Se Colombo avesse risparmiato l’ingenua bruttura, l’amichevole che a fine luglio ha richiamato oltre 12mila persone al Ferraris molto probabilmente non avrebbe avuto un vincitore. Messo da parte il punteggio, buono solo a fare da catalizzatore emotivo in una piazza già effervescente d’entusiasmo, si può rilevare che il Genoa sia partito con convinzione e, prima del vantaggio di Gudmundsson, si sia reso pericoloso con Dragusin da palla inattiva: è fuor d’ogni dubbio che l’eventuale innesto di Morten Thorsby, altro ottimo colpitore di testa, possa dare più struttura alla squadra di mister Gilardino. La vistosa flessione del secondo tempo, unita peraltro ad un approccio rivedibile, è conseguenza dei pesantissimi carichi d’allenamento cui sono stati sottoposti i rossoblù per ottenere una partenza-sprint nelle prime giornate di campionato e sorprendere le rivali.

Il centrocampo genoano, che necessita migliorie, ha faticato senza la regia di Badelj: non è una questione di ritmo, che il croato non ha mai avuto nel sangue, bensì di riferimenti e di fluidità nella prima uscita di palla, ieri pervicacemente devoluta a Martinez. La disinvoltura dello spagnolo con i piedi è intrigante, ma la sua giocata deve essere un’alternativa in caso di fonti di gioco oscurate dagli avversari e non già una costante, altrimenti il rischio supera il beneficio. Martinez, Dragusin e Gudmundsson, oltre a Biraschi e al subentrante Vogliacco, tra i più positivi: da questa terzina passerà gran parte delle fortune stagionali del Genoa. Così mentre la partita intorpidiva, l’innesto di Mateo Retegui ha sferzato l’entusiasmo e la curiosità di chi appositamente era giunto per vederlo: prima si danna, solo e con due dita della mano sinistra bendate preso in consegna da due omoni del Monaco, e poi fa coppia con Coda.

La frazione di gioco di Retegui suggerisce per lui la necessità di un appoggio ulteriore per colmare il reparto offensivo e l’area di rigore avversaria. L’oriundo è entrato in partita con volontà, partecipando a molte situazioni di non possesso fino a contendere con rabbia una serie di palloni a ridosso della linea laterale del campo: il pubblico genoano si infiamma, il Ferraris diventa arena e ha gli occhi soltanto per il giovane matador. C’è del materiale in Retegui: il materiale, però, deve essere sgrezzato. Il lavoro, sia individuale che di squadra, è di competenza di mister Gilardino che ieri sera non ha potuto far altro che schierare otto undicesimi della squadra della B e integrarla nella ripresa, secondo giudizio ed equilibrio, con atri tre nuovi volti. Come nella scorsa stagione, sembra che l’organizzazione difensiva sia il perno attorno cui ruotino le altre meccaniche del gioco del Genoa, benché a dirlo sia solo la relatività del calcio d’estate.

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