Gli Invincibili, 10 dicembre 1922: il Genoa «serve il poker» in una La Spezia da saloon

Dopo la partita, i tifosi spezzini hanno aggredito i giocatori rossoblù e l'arbitro Alberto Crivelli II di Milano


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Il Genoa «serve il poker» in una La Spezia da saloon
La Spezia, 10 dicembre 1922
Oggi il Genoa si è imposto nettamente per 4-0 in casa dello Spezia in una giornata che verrà ricordata più per quanto è successo dopo che durante l’incontro.
Per quanto riguarda la partita si può dire che ancora una volta, come finora sempre accaduto negli incontri disputati in trasferta, gli uomini guidati dal tecnico inglese del Genoa, «Mister» William Thomas «Billy» Garbutt, hanno dovuto fronteggiare avversari «partiti lancia in resta» con l’obbiettivo di passare in vantaggio per poi mettersi a difendere il risultato a loro favorevole.
Lo Spezia, che è la prima squadra che in questo campionato non è riuscita a segnare al Genoa (in ciascuna delle prime sei partite Giovanni «Ragno» De Prà aveva sempre subìto una rete), ha avuto parecchie occasioni per violare la porta rossoblù, ma le ha sempre sciupate per l’imprecisione al tiro dei suoi giocatori. La differenza tra una squadra che punta a mantenere il posto nella massima categoria e una che vuole vincere il Campionato, qual è il Genoa, è data da alcuni fattori che nell’arco di una partita diventano determinanti come la capacità di distribuire equamente le energie richieste dallo sforzo agonistico (nel secondo tempo gli Aquilotti arrancavano) e la capacità di tirare efficacemente in porta (gli ospiti hanno avuto grosso modo lo stesso numero di occasioni, ma sono stati decisamente più lucidi in fase conclusiva rispetto ai padroni di casa). Sicuramente il fatto che il forte portiere dello Spezia, Nicolino Latella, ha giocato in condizioni menomate, a seguito dei colpi che ha ricevuto durante una mischia dopo soli dieci minuti di gioco, è una valida attenuante nella valutazione della debacle spezzina, ma non è certo la sua unica spiegazione e il suo inattaccabile alibi. Il Genoa, privo di Ettore Leale e Celeste «Enrico» Sardi I, sostituiti da Dario Costella e Antonio «Delfo» Bellini (autore delle ultime due reti), ha giocato un’ottima partita, nel corso della quale ha saputo resistere agli avversari nei momenti di difficoltà e «colpirli» in fasi cruciali, e, conquistando il settimo successo in altrettante partite di Campionato, ha portato a tre i punti di vantaggio sul Bologna, secondo in classifica nel Girone B della Prima Divisione della Lega del Nord, fermato oggi sull’1-1 sul campo del Derthona.
Passando a commentare i gravi fatti che hanno fatto seguito all’incontro, nel corso dei quali si è temuto per l’incolumità dell’arbitro Alberto Crivelli II di Milano (rifugiatosi per quattro ore all’Ospedale della Marina Militare e poi portato dal dirigente spezzino Melley a Sarzana a prendere il treno, che passa da Parma anziché da La Spezia, per fare ritorno a casa) e dei
giocatori e sostenitori del Genoa (un tifoso rossoblù, vigliaccamente circondato e da una trentina di scalmanati, è stato ricoverato malconcio nel nosocomio di La Spezia e un dirigente è stato colpito alla stazione di La Spezia da una bastonata), si deve sottolineare come la tifoseria degli Aquilotti sia recidiva (essendo stata per le sue intemperanze data persa 0-2 «a tavolino» la partita pareggiata in casa 2-2 domenica 19 novembre 1922 contro il Legnano), come il suo comportamento danneggi una squadra in lotta per ottenere la salvezza, che dovrà giocare parecchi incontri in campo neutro per l’inevitabile squalifica dell’“Alberto Picco”, e come sia davvero ignobile che l’attacco ai giocatori, all’allenatore e ai dirigenti del Genoa, indiscusso trionfatore sul terreno di gioco, sia partito, mentre da loro, prima che lasciassero lo stadio spezzino, veniva deposta una corona di fiori ai piedi della lapide che dal febbraio scorso ricorda i caduti dello Spezia nel corso della Grande Guerra.
Stefano Massa

La lapide ai caduti (Picco Alberto, Toso Umberto, Francesconi Ferruccio, Zambelli Bruno,
Ferrari Paride, Orsini Ciro) dello Spezia – nelle condizioni in cui si presentava allo Stadio
“Alberto Picco” ai nostri giorni prima del restauro – nella Prima Guerra Mondiale: mentre
deponevano una corona di fiori ai piedi della quale giocatori, allenatore e dirigenti del Genoa subirono domenica 10 dicembre 1922 l’attacco teppistico di alcuni tifosi spezzini che li inseguirono fino alla stazione ferroviaria. Si noti in alto sulla destra della lapide, inaugurata nel febbraio del 1922, il simbolo di Genova (scudo con croce rossa in campo bianco sorretto da due Grifoni), nella cui provincia La Spezia, diventata capoluogo nel 1923, all’epoca rientrava.

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