Focus su Tim Matavz: il gigante sloveno come vice-Pavoletti

Il tanto desiderato vice-Pavoletti ha finalmente un nome e cognome: Tim Matavz. Sloveno di San Pietro in Gorizia, nato a due passi dal confine italiano nel gennaio 1989. In quelle zone il dialetto friulano si mischia allo sloveno in un esperanto comune a questi popoli: per Matavz l’italiano non sarà una materia arcana. Arriva dall’Augsburg […]


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Il tanto desiderato vice-Pavoletti ha finalmente un nome e cognome: Tim Matavz. Sloveno di San Pietro in Gorizia, nato a due passi dal confine italiano nel gennaio 1989. In quelle zone il dialetto friulano si mischia allo sloveno in un esperanto comune a questi popoli: per Matavz l’italiano non sarà una materia arcana.

Arriva dall’Augsburg con la formula del prestito oneroso (500mila euro) con riscatto a quattro milioni, gli stessi che la società rossoverde pagò nel 2014 per sostituire André Hahn, approdato al Borussia Mönchengladbach. L’Augsburg ha percorso un’altra via sostituendolo con l’interessantissimo Albian Ajeti. Il gigante sloveno giunge al Genoa con voglia, particolare importante: nelle ultime ore si era fatto sotto un club cinese con una proposta che avrebbe accontentato tutti, alla fine ha prevalso la sua volontà.

Ha partecipato alla grande cavalcata dell’Augsburg con Weinzierl, quinto posto ed Europa League conquistata sul campo di fronte alle due società della Ruhr, Schalke 04 e Borussia Dortmund (a fine ciclo Klopp). Poche presenze e pochi gol, solo tre e tutti da subentrato: due di testa, uno di destro, il piede naturale. Era la riserva di Raúl Bobadilla, altro attaccante prepotente dal punto di vista muscolare.

L’esperienza in Baviera è stata fallimentare anche per un infortunio alla caviglia che lo ha tenuto fuori tre mesi: agli inizi di dicembre si rompe il legamento collaterale, salta dieci match. Saranno fondamentali le visite mediche e le attenzioni che lo staff di Gasperini dovrà tributargli poiché da quando è tornato da questa lunga assenza ha segnato una sola volta.

Gli operatori della Bundesliga l’hanno visto per un tampo comunque sufficiente a intuire le sue capacità. Sfiora il metro e novanta d’altezza, non ha mai marcato un gol correndo più di cinque metri palla-al-piede, ha nel colpo di testa l’arma più efficace: riempie benissimo le aree di rigore avversarie, se difende il possesso con il corpo è necessario un raddoppio di marcatura per contenerlo.

E’ una prima punta che gioca spesso spalle alla porta, fa salire la squadra e necessita di molti cross per andare in smarcamento: se si alza il gioco, i duelli aerei sono suoi potendo colpire a rete, oppure facendo da torre o mandando in profondità il compagno con una spizzata. Imprime molta forza sulla palla quando ruota il busto per girarsi dopo aver dato le spalle alla porta.

Si vedrà in campo con Pavoletti solo nelle situazioni disperate.

Alessandro Legnazzi

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