“Dicesi Kibbutz…tipica espressione dialettale usata dalle contadine di Alberobello”. Così il genio comico di Paolo Villaggio ha fatto sussurrare al ragionier Fantozzi nel suo incontro con il giramondo Franchino, ma i genoani devono far fronte a un’altra espressione preceduta dal famoso “dicesi”: rassegnazione. Rassegnazione intesa nel senso stretto del termine, ovvero paziente accettazione di ciò che è ritenuto inevitabile. Nel caso in cui il grifone non dovesse ottenere la licenza Uefa sarebbe costretto a consegnare un possibile successo ottenuto sul campo alla squadra che immediatamente lo segue in classifica. Il doppio condizionale è d’obbligo e questo deve essere sottolineato con la penna rossa, in quanto la situazione potrebbe risolversi sia sui tavoli amministrativi (vincere il ricorso) sia sul campo (non è neanche così scontato che il Genoa conquisti un posto utile per accedere alla competizione), certo è che sarebbe una beffa storica e il tifoso saggio dovrebbe accettare la situazione con rassegnazione, senza arrabbiarsi perché non servirebbe.
Rassegnazione sportiva, il genoano è vaccinato contro i tiri mancini della sorte e storicamente questi incidenti lo hanno sempre reso più forte. L’identità rossoblu, quell’identità che ha formato un popolo, come definito dal professor Scoglio, si è forgiata attraverso gli eventi più improbabili e se anche questa “beffa” dovesse accadere dovrà essere presa come l’ennesima storia stramba da raccontare in futuro ai nipoti. Il Genoa è così: discese e risalite, illusione e rassegnazione. La passione non si spegnerà mai, impossible che accada, anzi è solo destinata ad aumentare come l’amore e l’orgoglio che la gente prova per i colori della maglia più bella del mondo. Una batosta come quella ricevuta in seguito al famoso Genoa Venezia non ha ucciso il genoano, lo ha spronato a reagire per dimostrare che il vero genoano non retrocede. Prima giornata di Serie C a Ravenna (1 a 3), giusto per rimanere in tema 2005, la felicità per vittoria ottenuta è stata subito stroncata dalla notizia arrivata relativa all’utilizzo irregolare di Ghomsi: un po’ di malumore in autogril e poi una serena rassegnazione al corso degli eventi. Il Genoa è così, è bello anche per questo. “Più mi tradisci più ti amo” recita un vecchio detto dei tifosi genoani, una realtà tremendamente vera e allo stesso tempo utile a fortificare un’identità radicata da oltre un secolo nella parte calcisticamente nobile di Genova. Ripensandoci… delusione, rassegnazione? No, semplicemente “cose da Genoa!”. E come tutti sanno la speranza è sempre l’ultima a morire, proprio come immortale è lo spirito dei genoani.
Retorica a parte, far ingoiare questo rospo all’ambiente non sarà facile, soprattutto tirando in ballo una classica storia provincialistica stile “Dieci anni fa perdevano a Castel di Sangro e ora siamo in Serie A” perché potrebbe non funzionare, ma la società sa come lavorare e sicuramente lo farà al meglio.
Sperando, naturalmente, che le cose si risolvano.
Riccardo Cabona
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