Blazquez: «Prima di noi il Genoa viveva un incubo. Europa entro due anni»

Il ceo: «Già dall'anno prossimo vogliamo che il club sia sostenibile»

Blazquez Genoa
Il ceo Blazquez a bordo campo (foto di Genoa CFC Tanopress)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Una danza nel tempo, dal passato al futuro. E il presente da vivere come se fosse un dono: «Quando abbiamo acquistato il Genoa, il club viveva un incubo. Era vicino alla liquidazione con 70 milioni di euro di costo del lavoro, quattro allenatori stipendiati e ulteriori 20/25 milioni di costi aggiuntivi, tra agenti e altre spese». Il quadro della situazione pregressa è tracciato da Andres Blazquez, ceo del Genoa, al podcast inglese “The Debrief”: «La Serie B è dipesa in parte anche da nostri errori, così abbiamo preparato attentamente una squadra capace di tornare subito in A trovando aiuto negli sponsor cittadini e nella tifoseria. Ora abbiamo la terza squadra del campionato nel rapporto punti in classifica/salari, la più alta affluenza allo stadio (98% in ogni partita) e registrato la più alta richiesta di biglietti nella storia della città. Già dall’anno prossimo vogliamo che il club sia sostenibile».

E a proposito di futuro, Blazquez è chiaro: «In Italia è difficile entrare nella top 10 perché esiste un grosso differenziale di budget tra squadre, però dall’anno prossimo vogliamo concorrere per l’Europa ed entrarci entro due anni, a partire da adesso. Durante questa stagione non ho mai messo la salvezza come obiettivo perché ai ragazzi, all’allenatore e a chi mi circonda, dalla segretaria di Villa Rostan fino al nostro capo (Wander, ndr), ho detto di pensare in alto e non in basso. Possiamo fare sempre meglio, essere ambizioni ed essere in corsa per l’Europa. Il trionfo di Liverpool? In futuro vogliamo rivivere altre notti così. Il Genoa è ambizioso e vive in una città ambiziosa, ci stiamo sforzando di riportare il club all’altezza della sua ricca storia».

Per arrivarci, però, serve fare bene nel presente e coltivare i talenti in casa sfruttando il potenziale del settore giovanile: «Nel calcio professionistico italiano, il vivaio del Genoa è il migliore nel processo di trasformazione dei giovani calciatori in professionisti. Mancavano strutture e personale, migliorandoli vogliamo mantenere alta la competitività». Blazquez fa luce sui vantaggi che il Genoa trae dal convivere con altre società europee afferenti alla medesima capogruppo: «Innanzitutto, lo staff scouting e tecnico è di alta qualità. Stiamo rinforzando anche lo staff commerciale, ma i tempi sono necessariamente più lunghi. E poi il vantaggio è il “data team” (la squadra dei dati e delle statistiche, ndr): quando cerco un calciatore chiedo a Ottolini, poi ci rivolgiamo al loro per conoscere i dati di cui disponiamo, non avendo report di tutti i calciatori diventa importante avere una base comune per la condivisione. Così, ad esempio, allo Standard Liegi è finito in prestito Seydou Fini, un’ala di talento top top – ripete Blazquez – che in Belgio ha trovato l’ambiente ideale per crescere».

Il ceo spagnolo affronta le questioni di mercato del Genoa, partendo dalla cessione di Radu Dragusin per 26 milioni di euro, oltre a 5 milioni di bonus: «Non volevamo venderlo a gennaio, e lui non voleva andarsene perché aveva assunto un impegno con la squadra. Ci ha chiesto di restare fino alla fine del mese, ma le pressioni di Bayern Monaco, Tottenham e di altre società erano troppe. L’offerta del Bayern era sensibilmente più alta, ma pur sapendo che la nostra situazione finanziaria fosse seria gli abbiamo lasciato la scelta finale, così Radu ha dato la sua parola al Tottenham. In rispetto di alcuni parametri societari, abbiamo scelto un approccio collaborativo con i nostri giocatori per dare loro una vita felice e una buona carriera».

Sarà così anche per Gudmundsson? «Con lui ho un rapporto stretto, quasi familiare: Albert ci ha spiegato le priorità della sua vita. Il Genoa non imporrà niente a nessuno. L’accordo finale, di cessione così come di permanenza, dovrà accontentare le parti e bilanciare ciò che Albert vuole e necessita con ciò che noi vogliamo e necessitiamo. Gli abbiamo aumentato significativamente lo stipendio per rendere il Genoa un’opzione vera per il suo futuro: a oggi, molto dipenderà dai suoi obiettivi personali. Si riconosce nel Genoa e nella città di Genova, infatti è uno dei più amati dai tifosi rossoblù – chiarisce il ceo Blazquez – A gennaio abbiamo rifiutato un’offerta della Fiorentina; nelle scorse settimane abbiamo ricevuto l’interesse di tre club dei maggiori campionati europei per Gudmundsson, e non solo».

Infine, sulla vicenda Everton: «Acquistare il club cristallizzerebbe i rapporti già avviati con la Premier League: abbiamo ceduto Dragusin al Tottenham, conosco Todd Boehly (attuale proprietario e presidente del Chelsea, ndr) da oltre vent’anni, è stato mio capo per sei anni. Lo ritengo una delle persone più intelligenti che conosca, non giudicatelo dall’apparenza – ammonisce Blazquez – dategli tempo perché assieme a mister Pochettino costruirà un grande Chelsea».

Genoa Pianetagenoa1893.net Gilardino Gudmundsson Whatsapp

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.