Quel “tradimento” di Montella mai perdonato dai tifosi rossoblù

Tre quarti abbondanti di stadio si spelleranno le mani al suo indirizzo, ma c’è chi lo contesterà aspramente. Vincenzo Montella, il “mago” di una Fiorentina ammirata sia per i risultati conseguiti sia per il magnifico gioco espresso, domenica pomeriggio andrà a beccarsi gli immancabili insulti dallo “spicchio” di Artemio Franchi riservato ai trasfertisti genoani, Quasi […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Tre quarti abbondanti di stadio si spelleranno le mani al suo indirizzo, ma c’è chi lo contesterà aspramente. Vincenzo Montella, il “mago” di una Fiorentina ammirata sia per i risultati conseguiti sia per il magnifico gioco espresso, domenica pomeriggio andrà a beccarsi gli immancabili insulti dallo “spicchio” di Artemio Franchi riservato ai trasfertisti genoani,

Quasi vent’anni sono trascorsi da un “tradimento” che nella Genova rossoblù non è ancora stato metabolizzato. L’Aeroplanino, all’epoca uno dei talenti più fulgidi del nostro calcio, è stato l’idolo della Nord, grazie ai 21 gol firmati in campionato e al sigillo personale col quale contribuì al trionfo nel Torneo Anglo Italiano. Un idillio, il suo con la Nord, che si sarebbe dovuto prolungare nel tempo e che invece venne bruscamente interrotto, trasformandosi seduta stante in un rapporto di ostilità e di rancore.

Un anno solo durò il suo matrimonio con la Genova rossoblù, prima di un clamoroso patatrac, che costò ad Aldo Spinelli una rumorosa contestazione e l’accusa di aver il “braccino corto”. E proprio in quella circostanza maturò la sua decisione di cedere la società al miglior offerente. Il doveroso flash back ci proietta all’estate del ’96, quando “o sciö Aldo”, dopo aver constatato che tutte le “grandi” si erano ritirate dall’acquisto del formidabile centravanti napoletano, allora in comproprietà con l’Empoli, si sentiva sicuro di riscattarlo in cambio dei 3 milioni e 600 mila lire pattuiti con la dirigenza azzurra. Sarebbe stato un colpaccio autentico, in grado di illuminare il cammino successivo del Genoa.

Invece, accadde un fatto senza precedenti. Enrico Mantovani, patron blucerchiato, con un clamoroso “blitz” si accordò col presidente toscano Fabrizio Corsi e lo strappò ai “cugini”, favorito nell’operazione anche dai reiterati rifiuti del giocatore a rinnovare il contratto col Genoa. E proprio quell’atteggiamento ostinato suscitò sospetti a josa e mandò in bestia il popolo rossoblù, che non gli ha più perdonato quello “sgarro” a pro degli odiati “cugini”.

Anche domenica prossima le avanguardie della Nord chiederanno a Pinilla e compagni di regalare un dispiacere all’Aeroplanino. Impresa titanica sotto l’aspetto tecnico (la Fiorentina ha le carte in regola per insidiare al Napoli il terzo posto finale) ed ancor più a livello statistico. Basti pensare che il Grifone, in quasi un secolo di storia, ha espugnato il terreno fiorentino appena tre volte, l’ultima delle quali, con la firma di Roberto Pruzzo e Ignazio Arcoleo e i suggerimenti dalla panchina di Gigi Simoni, risale al marzo del ’77: un’eternità, insomma. Mai come stavolta vale appellarsi alla legge dei grandi numeri…

Pierluigi Gambino per Genoasamp.com

 

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.