La Chiesa reputa «deleterio» l’anticipo delle 12.30

Lo ha affermato il Vescovo di Fidenza, il Monsignore Carlo Mazza, già  direttore dell'Ufficio Nazionale della Cei per la pastorale del tempo libero,


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Con l’inizio della stagione 2010-2011, l’anticipo del mezzogiorno della domenica è destinato a far discutere o – quanto meno – a far parlare di sè. Fin qui ci si è piegati all’esigenza delle televisioni che hanno voluto il “campionato-spezzatino” per ottenere maggiori introiti. Ma fino a quando durerà questo silenzio?

Nel frattempo, a spezzarlo, ha contribuito il Vescovo di Fidenza, il Monsignore Carlo Mazza, già direttore dell’Ufficio Nazionale della Cei per la pastorale del tempo libero, che – durante un’intervista rilasciata a Radio Vaticana – dice la sua riguardo allo “scomodo” anticipo. Il religioso vede questa scelta come un’”invasione di campo che mina l’intimità familiare”.

“Credo che quest’anticipo alle 12.30 sia veramente deleterio – spiega Carlo Mazza -. In tutti i modi: sia per quanto riguarda i calciatori, che scendono in campo alle 12.30 e per i quali ci si potrebbe chiedere in che modo siano preparati e disposti, anche se questo è un problema di tipo atletico che può essere accantonato; sia per la famiglia, con quest’ultimo che è il problema più grande”.

Secondo il Vescovo di Fidenza, con l’anticipo delle 12:30 si va a snaturare un momento molto importante della giornata di festa: “Mettersi davanti agli schermi a quell’ora, quando si va a pranzo o ci si prepara per farlo, a me pare un’invasione di campo. Credo bisognasse pensarci bene, anche se – ovviamente – ho molto rispetto per tutti coloro che hanno dovuto decidere riguardo questi aspetti. Certo è che questa situazione possa contribuire a minare lo stile familiare, cioè lo stare insieme, come può essere il pranzo, il sedersi a tavola, il ritrovarsi con i familiari ma anche con gli amici ed i parenti. La famiglia è uno snodo importantissimo, non possiamo “svenderlo” ad altri eventi, a meno che non siano eventi eccezionali”.

“Sotto il profilo familiare – continua l’ex direttore dell’Ufficio Nazionale della Cei -, così come anche in quello etico, cioè il modo in cui l’Italia vive il calcio, credo sia necessario mettere dei paletti, perchè se vogliamo riformare questo sport dobbiamo dare anche dei segnali su quegli aspetti che sembrano marginali e secondari, ma che, di fatto, hanno sul tutto una loro incidenza, non ultima quella delle Messe”.

Già, le Messe. Quello è un orario di preghiera – anche se a quell’ora, solitamente – il rito è ormai terminato. “Questo è un problema dei cattolici – come si usa dire – e quindi se lo risolvono loro – conclude Carlo Mazza -. Bisogna, però, stare molto attenti a togliere questi fondamenti e questi valori che, in qualche modo, strutturano una tradizione di grande pregio. Così, in qualche modo, la inficiamo con iniziative che potrebbero in qualche modo metterla a rischio”.

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