Il Genoa ricorda Giulio Vignolo

E’ deceduto ieri sera Giulio Vignolo, storica figura dei giornalisti sportivi genovesi. Il Genoa Cfc si stringe alla compagna Carla, al figlio Marco e ai colleghi. La cerimonia funebre si terrà il giorno 27 dicembre, alle ore 11.30, presso la Chiesa del Sacro Cuore a Carignano. CIAO GIULIO RIPOSA IN PACE “Sono arrivati i funghi […]


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E’ deceduto ieri sera Giulio Vignolo, storica figura dei giornalisti sportivi genovesi. Il Genoa Cfc si stringe alla compagna Carla, al figlio Marco e ai colleghi. La cerimonia funebre si terrà il giorno 27 dicembre, alle ore 11.30, presso la Chiesa del Sacro Cuore a Carignano.

CIAO GIULIO RIPOSA IN PACE

“Sono arrivati i funghi da Gianni. Venite su, vi aspetto”. Di tanto in tanto erano saliti a trovarlo dirigenti e allenatori. Insieme agli amici che aveva nel Genoa. L’Ostaia da Beccassa, a Torriglia, nell’entroterra dove si era trasferito qualche anno fa, era diventata una seconda casa. Davanti a un piatto di ravioli come dio comanda, e un bicchiere di quello buono, Giulio Vignolo parlava di Genoa e coltivava serate trascorse in compagnia. Senza nascondere sotto le tovaglie a quadretti quello spirito critico, pure troppo per chi era seduto dall’altra parte del tavolo, bagnato da una genovesità autentica e da un amore per il Grifo allevato da ragazzino e non inficiato dal lavoro. Quante volte capitava di non essere d’accordo, ma la pensava così e nessuno dubitava della sua onestà intellettuale. Per lui era quasi sempre mezzo vuoto, per noi era mezzo pieno. Punto.

Giulio aveva vissuto per una vita a Carignano, non troppo distante dal giornale, poche centinaia di metri dal mare e dalla salsedine. Prima di abbracciare una nuova vita con la sua compagna in mezzo a bricchi, boschi e prelibatezze del territorio. E l’orgoglio di chiamare fuori stagione, maggio o giugno, per dire quella cosa lì. “Ci sono i funghi”. Il pretesto per invitare a una sfacchinata in auto da Pegli, eccome se ne valeva la pena, parte di un Genoa che sentiva come un patrimonio di famiglia. Come decine di migliaia di fratelli di fede, per abbeverarsi alla fonte degli umori rossoblù. Poi, certo, aveva le sue. Quante serate con il suo amico Pippo. E quanto era dura inghiottire i suoi giudizi trancianti, diluiti in una passione mai celata, pure da capo servizio sportivo al Secolo e opinionista dell’emittente Telenord.

L’ultima volta che qualcuno di noi lo ha sentito è stata ieri pomeriggio. “Giulio fatti coraggio, ti facciamo gli auguri. Sappiamo quanto sia dura, non smettere di lottare”. Era stato questo il senso della telefonata intercorsa. Beh, siamo stati fortunati ad averlo incocciato per un ultimo saluto. Negli ultimi mesi capitava che il telefonino non prendesse o squillasse a vuoto. La sua voce, sussurri flebili all’inizio, era salita di tono nella difficoltà ad uscire nitida e, per noi, nella difficoltà di capire cosa dicesse. Quel sottofondo di rumori sinistri faceva presagire nulla di buono sul luogo dove si trovasse o su come se la passasse. Un velo di imbarazzo per averlo disturbato in un brutto momento, dentro il brutto male che se l’è portato via. “Ragazzi, che piacere. Vi richiamo domani. Grazie per la telefonata e…”. Fosse stato per lui mica avrebbe buttato giù il telefono. Uno di quei guizzi di generosità per cui era conosciuto. Ciao Giulio. Ora ti abbracciamo in silenzio.

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