Correva l’anno 1929: il Genoa sconfisse per la settima volta consecutiva la Lazio

Domenica 13 ottobre 1929 si giocò a Marassi il primo incontro valido per un campionato a girone unico tra il Genoa (che all’epoca aveva mutato il suo nome, in ossequio all’autarchia linguistica del Fascismo, in Genova 1893) e la Lazio. Le due squadre si erano affrontate per la prima volta nella doppia finale del campionato […]


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Domenica 13 ottobre 1929 si giocò a Marassi il primo incontro valido per un campionato a girone unico tra il Genoa (che all’epoca aveva mutato il suo nome, in ossequio all’autarchia linguistica del Fascismo, in Genova 1893) e la Lazio. Le due squadre si erano affrontate per la prima volta nella doppia finale del campionato 1922/1923 e poi due volte nel Girone A della Divisione Nazionale 1927/1928 ed altrettante in quello B dell’edizione successiva. In tutte le occasioni aveva avuto la meglio la compagine rossoblù. A distanza di vent’anni dall’isolato esperimento del 1909/1910 con nove squadre il calcio italiano era tornato alla formula del «girone unico» con un numero di squadre doppio rispetto a quel lontano precedente. Se si considera che l’iniziale progetto comprendeva sedici squadre e la Lazio aveva beneficiato della decisione federale (dagli evidenti significati geopolitici) di allargare i quadri, addirittura dopo la disputa di uno spareggio a Milano, terminato 2-2 (dopo i tempi supplementari), con il Napoli per guadagnarsi l’ottava ed ultima posizione nel Girone B del Campionato 1928/1929 valida per il mantenimento della massima serie, che aveva permesso di ripescare i rossoalabardati triestini, noni nel Girone A, il successo casalingo ottenuto dai biancocelesti la domenica precedente nel turno d’esordio per 3-0 sui campioni d’Italia del Bologna aveva destato scalpore in tutti gli appassionati di calcio della Penisola e creato molta attesa tra gli sportivi genovesi, tanto che l’incontro – ben giocato con piacevoli trame palla a terra, nonostante il disturbo di un fastidioso vento – si disputò di fronte a spalti gremiti. La compagine capitolina iniziò con intraprendenza l’incontro, impegnando al 2’ Giovanni De Prà in una difficile parata a terra su tiro di Francesco Rier servito da Carlo Cevenini V. Fu, però, quello un «fuoco di paglia» degli ospiti, che poi subirono le offensive dei padroni di casa. Al 18’ con un fortissimo tiro su calcio di punizione da una ventina di metri Ercole Bodini I si vide negata la rete del vantaggio da una superba parata di Ezio Sclavi, uno dei migliori in campo della sua squadra con i terzini Orlando Tognotti II (fino a qualche mese prima genovano) e Renato Bottaccini, il centromediano Marino Furlani e la mezzala destra Aldo Spivach. Al 34’ un altro calcio di punizione, battuto da Felice Virgilio «Levre» Levratto, venne respinto con i pugni dal portiere laziale, rimesso al centro da Ottavio Barbieri e, per la gioia della soprastante Gradinata Nord (che era al suo primo anno di vita), girato al volo imparabilmente in porta da Giovanni Chiecchi III, forse il migliore in campo per il suo dinamismo e la sua integrazione negli schemi concepiti da Renzo «il Figlio di Dio» De Vecchi, allenatore di una squadra in cui quel giorno si misero in luce il terzino destro Umberto Lombardo, i due mediani laterali Barbieri ed Amilcare Gilardoni e l’ala sinistra Levratto II. Nella ripresa, al 19’, un’acrobatica rovesciata di Levratto II mise Bodini I (nella foto) in condizione di presentarsi in solitudine davanti a Sclavi, la cui disperata uscita in tuffo non gli impedì di essere anticipato da una sua angolata conclusione.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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