La sfida degli architetti della tattica

Al netto dei pesanti errori che hanno distinto gli ultimi trenta minuti dell’arbitraggio di Gervasoni, Spalletti e Gasperini hanno dato spettacolo. Due allenatori diversi nell’essere offensivi, il toscano modella la propria squadra come un mastro vasaio fa con la creta, il piemontese reinterpreta la tradizione olandese attraverso la ricerca della trappola a acume tattico. Entrambi […]


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Al netto dei pesanti errori che hanno distinto gli ultimi trenta minuti dell’arbitraggio di Gervasoni, Spalletti e Gasperini hanno dato spettacolo. Due allenatori diversi nell’essere offensivi, il toscano modella la propria squadra come un mastro vasaio fa con la creta, il piemontese reinterpreta la tradizione olandese attraverso la ricerca della trappola a acume tattico. Entrambi stupiscono l’avversario, lo rendono inerte di fronte al camaleontismo, di fronte alla loro capacità quasi divinatoria di modulare undici calciatori.

È successo anche lunedì sera in quei novanta minuti che i tifosi rossoblù ricorderanno più per le royalties concesse alla Roma con Totti in campo. I mostri sacri servono anche un fine subdolo del pallone: se cadono, è sempre fallo.

Parlando di calcio giocato, ci sono stati quattro botta-e-risposta tattici tra Spalletti e Gasperini nei novanta minuti di Genoa-Roma:

1- Il tecnico giallorosso metteva Nainggolan al centro dell’attacco, Perotti in verticale a dettare tempi d’inserimento di Salah ed El Shaarawy, spalmati sulle fasce pronti ad attaccare le spalle di Izzo e Muñoz, i quali erano obbligati a ricevere man forte da Lazalt e Fiamozzi. Il belga dava fastidio perché creava spazio e infastidiva Burdisso quando doveva iniziare l’azione. Gasperini reagiva con lucidità piazzando Tachtsidis di fianco a Suso in un nuovo 3-4-2-1 e lasciando il compito d’interdizione centrale a Rincón e Dzemaili. Il greco rossoblù infastidiva il connazionale Manolas, dava fisicità al reparto offensivo (l’opzione palla alta era condivisa con Pavoletti) e accompagnava l’azione verso l’area di rigore.

2- Francobollato dal Generale, Perotti era costretto ad abbassare il raggio d’azione per scrollarsi l’asfissiante marcatura a uomo di Rincón. Spalletti suggeriva a Strootman di riempire il vuoto lasciato dall’ex rossoblù dentro l’ara di rigore. Diego doveva abbandonare il suo tradizionale incarico d’interdizione sul playmaker basso del Genoa.

3- Un po’ a sorpresa Gasperini toglieva Tachtsidis, avanzava Dzemaili sulla trequarti mentre Rincón faceva coppia con Marchese a centrocampo. Altra mossa ben studiata dal mister di Grugliasco: da lì a poco arrivava il gol di Pavoletti propiziato da un cross del venezuelano. Spalletti calava le briscole in tavola per raccogliere punti, Dzeko con Totti regista avanzato. Una mossa capace di destrutturare la Roma poiché De Rossi si abbassava a centrale di difesa con Manolas, Nainggolan tornava a centrocampo e Rüdiger terzino, posizione naturale fin dai tempi di Stoccarda.

4- Il 2-2 del Pupone su punizione (sic!) non scoraggiava Gasp che confermava il ridisegnato 3-4-3: Rincón largo a destra a centrocampo, Marchese tornava a sinistra, Laxalt sulla linea d’attacco con Pavogol e Capel.

I due allenatori hanno chiuso in parità la personale sfida a colpi di novità tattiche, solo un piccolo dettaglio (indotto) ha spostato gli equilibri verso la capitale.

Gasperini ha provato a vincere, è giusto che un allenatore chieda sempre qualcosa in più al proprio gruppo. Non ci è riuscito ma la mentalità e l’intensità del suo calcio evidenziano lo stato di salute positivo del Grifone in vista della Partita.

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