Lettera a Repubblica di Stefano Molinari: «Perché si è scatenata la caccia al Grifone?»

Pubblichiamo su autorizzazione dell’autore Stefano Molinari questa lettera spedita oggi al giornalista Curzio Maltese di Repubblica Mi chiamo Stefano Molinari e da anni sono un lettore di Repubblica. Ho sempre apprezzato la sua professionalità, preparazione e incisività, in particolar modo nei suoi approfondimenti “politici”. Mi duole, pertanto a maggior ragione, dover constatare la caduta di […]


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Pubblichiamo su autorizzazione dell’autore Stefano Molinari questa lettera spedita oggi al giornalista Curzio Maltese di Repubblica

Mi chiamo Stefano Molinari e da anni sono un lettore di Repubblica. Ho sempre apprezzato la sua professionalità, preparazione e incisività, in particolar modo nei suoi approfondimenti “politici”. Mi duole, pertanto a maggior ragione, dover constatare la caduta di stile con cui ha affrontato la questione “violenza negli stadi”. Essendo sostenitore del Genoa da generazioni, mi sono sentito chiamato in causa dal suo articolo comparso sul “Venerdì”. Premesso che sappiamo tutti perfettamente quali siano i veri problemi del paese, ritengo che non per questo si debba dare una visione parziale e non esaustiva della realtà. Lei sostiene che i tifosi attuali del Genoa siano i pronipoti di quei tifosi che nel 1925 attaccarono i felsinei a colpi di pistola e che nemmeno il regime fascista potè intervenire per “controllare le curve”. Purtroppo però forse non è al corrente del fatto che la tifoseria genoa per tradizione ha memoria molto lunga e grazie ai racconti dei nostri “malfamati bisnonni” e alle cronache del tempo conosce la storia della propria società. Il regime fascista proprio in quell’anno intervenne per condizionare il campionato a favore della squadra bolognese, grazie anche a una invasione di campo in occasione della finale (guarda caso col Genoa) e a seguito delle minacce all’arbitro lo scudetto fu assegnato a tavolino al Bologna, con grande soddisfazione del suo primo tifoso (un certo Benito Mussolini). Sono sicuro che la sua critica sia stata fatta in buona fede e dovuta, oltre che ad una scarsa informazione, a un periodo in cui la caccia al Grifone pare essere divenuto lo sport nazionale. Personalmente è dall’età di 4 anni che vado allo stadio, prima con mio nonno, poi con mio padre e in futuro spero con le mie figlie e nessuno dei miei famigliari (me compreso) ha mai commesso nessun tipo di violenza. La mia unica colpa è di avere una passione (forse irrazionale) ma genuina. Mi piacerebbe che lei venisse a seguire una domenica in gradinata nord una partita del Genoa, forse potrebbe comprendere perchè la nostra tifoseria vive la propria passione come fosse un bene di famiglia.

Stefano Molinari

Clicca qui per leggere l’articolo di Curzio Maltese sul Venerdì di Repubblica

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