Mario Donatelli: «Ho scommesso sempre su El Shaarawi»

Manca Ibrahimovic e il Milan torna a vincere. Esattamente come un anno fa, quando lo svedese venne espulso tre giornate per un fallo di reazione contro Marco Rossi, difensore del Bari, e da lì i rossoneri inanellarono una serie di vittorie importantissime, compresa quella nel derby. La vittoria di Udine equivale anche ai primi tre […]


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Manca Ibrahimovic e il Milan torna a vincere. Esattamente come un anno fa, quando lo svedese venne espulso tre giornate per un fallo di reazione contro Marco Rossi, difensore del Bari, e da lì i rossoneri inanellarono una serie di vittorie importantissime, compresa quella nel derby. La vittoria di Udine equivale anche ai primi tre punti in questa stagione contro una big. La rimonta contro la formazione di Guidolin è cominciata col pareggio di Maxi Lopez e si è conclusa con il gol vittoria di El Shaarawy, il Faraone, baby talento scuola Genoa in comproprietà col Milan. Molto probabilmente a giugno il ragazzo sarà acquistato a titolo definitivo, viste le prestazioni. Classe 1992, di origine egiziane, al secondo gol in campionato (il primo lo segnò ancora all’Udinese, all’andata), quarto stagionale. Ma chi ha scoperto questo ragazzino che a livello di gol/minuti giocati sta facendo meglio di Pato?

Grande merito va sicuramente a Mario Donatelli, direttore sportivo del settore giovanile del Genoa. Donatelli da ragazzo è stato anche un buon giocatore. Ha giocato tra la Serie C1 e la B diventando l’idolo dei tifosi della Lucchese. Era un centrocampista forte fisicamente e geniale nelle giocate. Da dirigente ha costruito il Genoa Primavera che tra il 2008 e il 2011 ha vinto tutto. Ora quei giocatori sono grandi protagonisti della Serie A e B. Primo fra tutti Stephan El Shaarawy. «Nel mio mestiere c’è poco da inventare – racconta a tempi.it -. Mi affido al lavoro di scouting dei nostri collaboratori sparsi per l’Europa e ad alcuni amici procuratori che ci segnalano i loro giocatori. Noi li visioniamo direttamente sul campo. Organizziamo stage di una settimana-dieci giorni, il tempo necessario per controllare le capacità tecniche, fisiche e soprattutto comportamentali dei ragazzi. Certo, bisogna essere bravi nel vedere certe doti che in un giovane non sono ancora emerse. Caratteristiche che vanno curate e valorizzate per farle crescere. Con un paio di acquisti azzeccati a stagione siamo riusciti a costruire una rosa che negli ultimi anni ha vinto tutto»…clicca qui per leggere tutta l’intervista su Tempi.it

Per gentile concessione di Tempi.it

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