ESCLUSIVA PIANETAGENOA1893 – MINO FRANCIOSO: «La punizione che trasformai nel derby avrebbe dovuto batterla Badra»

Intervista esclusiva con uno degli attaccanti più prolifici della storia rossoblù


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Ci sono gare che restano impresse negli occhi e nella mente anche a distanza di anni. Un singolo episodio, come magari ne accadono a decine nell’arco di novanta minuti. Il derby della lanterna ha il potere di rendere indelebili le immagini ed i ricordi e di rinnovare l’entusiasmo o il dispiacere dei tifosi anche se, nel frattempo, acqua sotto i ponti ne è passata a litri.

Il derby del 4 novembre 2001 venne vinto dal Grifone grazie ad un’invenzione di un attaccante con il fiuto del gol: Mino Francioso. Una punizione dal limite che lui stesso si era procurato e che trasformò da vero specialista sotto la gradinata nord, tra l’euforia di migliaia di spettatori.

Non erano stagioni splendide sotto il profilo sportivo. Le due genovesi si cimentavano in serie B con risultati modesti. Ma una stracittadina vinta ha sempre avuto il potere di far esplodere di gioia un’intera tifoseria e quella non fu certo un’eccezione.

In esclusiva per Pianetagenoa1893.net, Mino Francioso rivive quella sfida.

Domenica a Genova sarà tempo di derby. Che partita si aspetta?

«La solita gara aggressiva da parte del Genoa. I rossoblù sono sempre stati favoriti e lo sono anche questa volta nonostante in classifica siano in ritardo rispetto ai blucerchiati. Non so il motivo ma in queste gare il Grifone è sempre riuscito a scendere in campo con una determinazione maggiore ed una voglia di vincere superiore a quella degli avversari».

Tra i tanti eroi rossoblù delle stracittadine c’è posto anche per lei…

«Ne sono lusingato! Ricordo benissimo quella partita ed il gol che segnai sotto la nord. A distanza di tempo posso rivelare alcuni retroscena: la punizione che mi procurai fu quantomeno generosa. O meglio, io spostai il pallone e mi buttai in mezzo a due avversari, lasciandomi cadere addosso a Traversa. Collina ravvisò gli estremi del fallo tra le proteste dei difensori della Samp. Ogni tanto vado a rivedere quell’episodio, che ho registrato in videocassetta e conservo gelosamente nel mio archivio».

Dopo il fischio dell’arbitro che accadde?

«Sistemai il pallone per accingermi alla battuta ma si avvicinò Badra, che era incaricato per i calci da fermo. Gli dissi che me la sentivo e che la posizione era ideale per le mie caratteristiche. Lui si allontanò concedendomi la possibilità di tirare. Non sono mai stato uno specialista sulle punizioni ma da quella zolla di campo ho spesso trovato lo specchio della porta e anche quella volta andò benissimo».

L’esecuzione se la ricorda?

«Anche qui è doveroso far luce su un fatto. Il portiere della Samp Mondini sbagliò, a mio avviso, sia a posizionare la barriera, troppo nutrita, sia a piazzarsi sul palo. Tra me e me mi sono detto: se riesco a far passare il pallone sopra la barriera, resa ancora più nutrita da almeno quattro miei compagni, il pallone si infila in rete. Le cose andarono proprio come avevo immaginato ed il Genoa si aggiudicò il derby».

Una gara a cui si arrivava dopo una settimana di tensione…

«Noi quell’anno eravamo guidati da un grande tecnico come Franco Scoglio che, per evitare di caricarci troppo sotto il profilo nervoso, ci portò in ritiro in Francia ed in Svizzera. Ne giovammo anche se, ovviamente, non bastano i chilometri per far dimenticare l’importanza di una partita. In classifica nessuna delle due squadre era messa bene e per noi quella vittoria costituì il salvagente dell’intera stagione».

Ha mantenuto un buon rapporto con Genova ed i genoani?

«Pare strano ma da quando ho terminato l’avventura in rossoblù non sono mai più venuto nella vostra città. Spero di rimediare presto. Resto comunque molto legato a quella piazza ed in particolare al vicepresidente Gianni Blondet, con cui mi sento di frequente».

Claudio Baffico

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