Nel 1965 il Genoa incontra il Cagliari

Nel 1965 il Genoa incontra il Cagliari. A tre domeniche dalla fine, il Genoa scese a Cagliari consapevole di giocarsi tutta la stagione. La squadra stava pagando non solo la perdita drammatica di Santos e la vendita dolorosa di Meroni, ma anche la contestazione di Amaral, con cambio di allenatore a campionato in corso: una […]


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Nel 1965 il Genoa incontra il Cagliari. A tre domeniche dalla fine, il Genoa scese a Cagliari consapevole di giocarsi tutta la stagione. La squadra stava pagando non solo la perdita drammatica di Santos e la vendita dolorosa di Meroni, ma anche la contestazione di Amaral, con cambio di allenatore a campionato in corso: una serie di fatti negativi che avevano lasciato il segno in tutto l’ambiente rossoblu. Ma non appena l’arbitro Lo Bello di Siracusa fischia l’inizio dell’incontro, i giocatori dimenticano tutto questo e pensano solo a fare il risultato, battendosi in modo encomiabile. Lottano su ogni pallone, non si limitano a difendere ma cercano anche di attaccare comprendendo l’importanza del momento, che richiede coraggio e determinazione, e riescono a dare di più di quello che hanno. Il Cagliari, che aveva fatto un pessimo girone di andata e che con quello di ritorno aveva iniziato una grande rimonta, ha in Gigi Riva il suo condottiero implacabile, ma contro il Genoa non riesce ad imporre il proprio gioco e finisce col subire un gol dopo soli dodici minuti dall’inizio delle ostilità: marcatore Koelbl, un tedesco che a Genova non ha mai convinto. Riva, manco a dirlo, riesce a pareggiare a dieci minuti dalla fine del primo tempo e fino al riposo non accade più nulla. Per il Genoa il pareggio è tanta manna, il campionato sta per chiudersi e un punto servirebbe per tenere un vantaggio minimo ma vitale rispetto alle ultime posizioni. Il secondo tempo inizia con un sostanziale equilibrio e il Genoa tiene bene il campo, ma al 14′ Lo Bello, sorprendendo tutti, fischia un rigore inesistente a favore del Cagliari: lo specialista Rizzo dal tiro al fulmicotone infila il 2 a 1 con una sassata che Da Pozzo nemmeno vede. Ma il Genoa non ci sta, reagisce al sopruso e per la squadra sarda si fa dura: non riesce a tenere i giocatori genoani che arrembano da tutte le parti e allora comincia ad usare le maniere forti. I genoani reagiscono e la partita si fa incandescente. Lo Bello tollera le rudezze dei cagliaritani e a farne le spese è l’indomito Colombo, leader della difesa, che finisce all’ospedale col rischio di commozione cerebrale. Ridotto in dieci, il Grifone non si arrende e lotta suo ogni pallone nel disperato tentativo di raddrizzare il risultato. Il Cagliari continua il gioco duro, fino a quando accade il fattaccio sotto forma di un clamoroso rigore negato al Genoa; rigore per tutti ma non per il principe del fischietto di Siracusa , che si volta dall’altra parte. E per il Genoa vuol dire sconfitta, ancora una volta targata Lo Bello, il quale confesserà molti anni dopo in un’intervista televisiva di sentirsi un solo errore sulla coscienza, proprio questo rigore negato ai rossoblu della Lanterna a Cagliari. Rigore che costa al Genoa una retrocessione particolarmente dolorosa perchè arrivata proprio quando l’anno precedente con Santos e Meroni sembravano esserci segnali di rinascita. Questa retrocessione non sarà come le precedenti e segnerà l’inizio di un viaggio interminabile nelle serie inferiori, che porterà il Genoa a girovagare per decenni (salvo rari e brevi ritorni nella casa natia della serie A) sui campi della provincia italiana, dimenticato da tutti tranne che dai suoi appassionati tifosi che lo seguiranno ovunque. Per i genoani sarà una specie di viaggio alla ricerca di se stessi, che porterà alla scoperta dei valori insiti nella sconfitta: quella genoana sarà infatti la prima tifoseria in Italia a smettere di considerare la sconfitta come una vergogna, per trasformarla in un’occasione di rinascita e di crescita.

 

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