Nel 1935 il Genoa incontra il Pisa in serie B

Nel 1935 il Genoa incontra il Pisa. La partita era decisiva per il ritorno in serie A del Grifone, dopo l’incredibile retrocessione dell’anno precedente, in merito alla quale Renzo Bidone, fedele cronista del Genoa dei tempi d’oro, parlò di “lutto cittadino”, oltre che di “grande clamore in tutta l’Italia sportiva”. Il declino era nell’aria, ma […]


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Nel 1935 il Genoa incontra il Pisa. La partita era decisiva per il ritorno in serie A del Grifone, dopo l’incredibile retrocessione dell’anno precedente, in merito alla quale Renzo Bidone, fedele cronista del Genoa dei tempi d’oro, parlò di “lutto cittadino”, oltre che di “grande clamore in tutta l’Italia sportiva”. Il declino era nell’aria, ma nessuno si aspettava un crollo: il Genoa aveva concluso il campionato 1930/31 in quarta posizione ed era arrivato ottavo nel 1932/33. All’origine di tale retrocessione ci furono probabilmente problemi gestionali e tecnici, legati all’allontanamento di Mr. Garbutt. La squadra retrocessa non era affatto scarsa: il trio argentino Orlandini, Stabile e Esposto sentiva il peso degli infortuni e degli anni, ma si trattava comunque di giocatori di gran classe. Amoretti era un buon portiere e Pratto, Patri e Bonilauri giocatori più che validi. Forse l’allenatore Nagy, peraltro di esperienza internazionale, non era entrato bene in sintonia con l’ambiente, ma era nei problemi dirigenziali che si annidava il ‘male oscuro’ della Società: a metà campionato il Consiglio si era dimesso, mancava un presidente e, secondo il costume dell’epoca, intervenne l’autorità politica che nominò un generale della milizia del Regime come Commissario della Società. Si pensò che in squadra ci fosse troppa rilassatezza e che un militare potesse portare disciplina: il generale si rivelò infatti durissimo e trattò i giocatori come fossero in caserma, arrivando addirittura a minacciarli di farli randlellare dai suoi militi. Il risultato fu un clima di paura, i giocatori si chiusero in loro stessi e la squadra precipitò in un tunnel senza via d’uscita: cinque punti in undici partite causarono una retrocessione senza remissione. Il grande Genoa degli anni ’20, vincitore di due campionati consecutivi e capace di un gioco d’attacco spettacolare e indomito, facilità di corsa, velocità d’esecuzione, verticalizzazioni improvvise e devastanti era ormai tramontato. Tuttavia rimase intatto il suo spirito e così si ricominciò dalla serie B, con un nuovo Consiglio capace e competente presieduto da Alfredo Costa, un appassionato malato di Genoa. La squadra divenne forte, ma trovò nel Pisa un avversario deciso a non mollare: infatti, a tre giornate dalla fine, il vantaggio dei rossoblu sui nerazzurri pisani era ridotto ad un solo punto. De Vecchi, subentrato a Faroppa, sapeva bene che Pisa non bisognava assolutamente perdere, poichè dopo ci sarebbero state soltanto due partite; mantenere il punto di vantaggio era quindi di vitale importanza. Ma i pisani, decisi a vincere, oltre a tentare di far valere il fattore campo, misero sul piatto della bilancia anche le simpatie politiche di cui la società godeva: vi fu un fatto clamoroso durante l’incontro che non si verificò sul campo da gioco ma negli spogliatoi alla fine dell’intervallo tra primo e secondo tempo. Le squadre vanno a riposo sullo 0 a 0: il Genoa ha una difesa molto forte e ha tenuto bene a freno le inizitive del pericoloso Pisa. I pisani capiscono che non sarà facile aver ragione del Grifone sul campo e allora provano altre strade: quando le squadre stanno per tornare sul campo di gioco, l’allenatore De Vecchi viene bloccato negli spogliatoi da alcuni esponenti della milizia con argomentazioni presuntuose che nessuno ha mai spiegato, e non c’è verso di farlo tornare in panchina. Il Pisa, bloccato nel primo tempo sul campo del Genoa, a sua volta blocca l’allenatore rossoblu nello spogliatoio, nella speranza di utilizzare a suo favore il vantaggio di giocare contro una squadra senza guida in panchina. Nonostante ciò, il Genoa riuscirà ugualmente a condurre in porto la preziosa navicella dello 0 a 0, ipotecando così la promozione in serie A. Presidente emerito della promozione Alfredo Costa, così appassionato al Genoa da indurre i medici a convincerlo a lasciare subito la carica per non rischiare la vita, causa un attacco di cuore.

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