Un tuffo nel magico passato rossoblù ce lo regala Simone Braglia nell’intervista a radio Senise Centrale: «Al Genoa ho vissuto gli anni più belli, è sempre stata la mia seconda casa, dopo quella di Celle Ligure. Riuscimmo a espugnare Anfield Road, il primo club italiano a riuscirci, per ironia della sorte fondato da inglesi». Pelle d’oca a distanza di due decenni.
Una squadra formata da uomini veri, guidata da Osvaldo Bagnoli: «Ricordi indelebili – spiega Braglia – se la proprietà avesse conservato l’intelaiatura la squadra avrebbe dato ancora molte gioie ai tifosi. Al tempo Vincenzo Torrente era uno tra i difensori più forti d’Italia ma non ebbe una grande considerazione mediatica. La tecnologia? Presumo sempre la buona fede ma l’abuso di questi strumenti brucia il cervello; il calcio Anni ’90 non esiste più».
L’ex eroe di Liverpool aggiunge: «Al Genoa legai con Franco Scoglio. Mi scaraventò in campo in un derby dopo l’infortunio di Gregori. Di me diceva che ero un portiere anacronistico, non ero matto: e aveva ragione. Non finirò mai di ringraziarlo. Prima che morisse lo aiutai a cercare casa a Cernobbio».
«Luciano Gaucci è stato il miglior presidente della mia carriera, era un passionale. Andai via da Perugia perché non riuscii a costruire un rapporto umano con Giovanni Galeone» spiega l’ex portiere del Grifone. Infine una considerazione sul derby di Genova: «É la stracittadina più bella d’Italia perché i sei mesi che separano le due partite sono ricchi di sfottò e sarcasmo».