I precedenti di Juventus-Genoa (a cura della Fondazione)

La Juventus ha affrontato in casa il Genoa in 63 occasioni, che vanno così suddivise: 57 incontri (di cui uno a Milano) nella massima serie, 1 di Serie B, 4 di Coppa Italia, 1 di Coppa Federale, 1 di Campionato Alta Italia. Il bilancio è favorevole in tutte le tipologie alla Juventus: nella massima serie […]


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La Juventus ha affrontato in casa il Genoa in 63 occasioni, che vanno così suddivise: 57 incontri (di cui uno a Milano) nella massima serie, 1 di Serie B, 4 di Coppa Italia, 1 di Coppa Federale, 1 di Campionato Alta Italia. Il bilancio è favorevole in tutte le tipologie alla Juventus: nella massima serie 40 vittorie, 10 pareggi e 7 sconfitte (di cui 2 a tavolino), 138 reti segnate e 55 subite; in Serie B l’unico incontro è stato vinto 3-1 dalla Juventus; in Coppa Italia 3 vittorie e 1 sconfitta, 6 reti segnate e 3 subite; in Coppa Federale l’unico incontro è stato vinto 2-1 dalla Juventus; nel Campionato Alta Italia l’unico incontro è stato vinto 3-1 dalla Juventus Cisitalia.

Domenica 8 aprile 1923: Juventus-Genoa 1-1 Sul campo della Juventus il Genoa, quel giorno privo di Luigi «Luigin» Burlando e Celeste «Enrico» Sardi I, rischiò più che in ogni altra partita precedente e futura del vittorioso Campionato 1922/1923 (concluso con 22 vittorie e 6 pareggi) di perdere l’imbattibilità stagionale: infatti, l’unica rete in partite ufficiali della propria carriera realizzata dal torinese di nascita (quel giorno davvero «profeta in patria»!), ma genovese di adozione, Ettore Leale (tiro spiovente, su un rimando della difesa juventina, nell’angolino sinistro della porta non intercettato per una fatale incertezza dal terzino sinistro Antonio Bruna, che copriva quel lato, dopo che il portiere Giampiero «Saetta» Combi si era dovuto gettare sul lato destro per ribattere una precedente conclusione), che diede il pareggio ai rossoblù, arrivò a cinque minuti dal termine, quando da due minuti era passato all’attacco Renzo «Figlio di Dio» De Vecchi, che si era scambiato il posto con Antonio «Delfo» Bellini, quel giorno utilizzato nella linea avanzata. Il vantaggio per i padroni di casa era stato firmato da Giuseppe Giriodi (al 9’ della ripresa), che aveva concluso da una decina di metri un’azione iniziata da Mazza II e proseguita da Francesco Blando, il cui tiro era stato ribattuto da Daniele «Scimmietta» Moruzzi.

Domenica 19 novembre 1933: Juventus-Genoa 8-1 Con la più grave sconfitta della sua storia, arrivata con quello sciagurato 1-8 a Torino, nei primi 541 incontri di campionato con omologazione del risultato maturato sul campo, il Genova 1893 (ex Genoa) diede inizio a una serie di dieci partite consecutivamente perse in trasferta (che costituisce il suo record negativo all’interno di un campionato, eguagliato in quello di Serie A 1955/1956), nelle quali la formazione rossoblù, che alla fine della stagione avrebbe conosciuto per la prima volta la dolorosa esperienza della retrocessione, mise a segno 4 reti e ne subì 31. Nella partita di campionato in cui la Juventus, abbandonato l’impianto di proprietà, inaugurato il 22 ottobre 1922 con la vittoria per 4-0 contro il Modena, di Corso Marsiglia, esordì allo Stadio Comunale “Benito Mussolini”, dopo 4 minuti dall’italo-argentino Renato Cesarini, lasciato libero in area di rigore e servito dall’altro italo-argentino Raimundo «Mumo» Orsi su calcio di punizione, portò con un colpo di testa in vantaggio la Juventus, vincitrice degli ultimi tre campionati italiani. Otto minuti dopo l’argentino Juán Manuel Esposto, spostato sulla destra lanciò Luigi «Falchetto» Patri, che, dopo aver preceduto Umberto «Caliga» Caligaris, batté Combi, ristabilendo la parità. Al 25’ la Juventus si riportò in vantaggio: l’italo-brasiliano Pietro Sernagiotto, messo in moto da Orsi, crossò per l’accorrente Giovanni «Gioanin» Ferrari, che insaccò al volo. Al 43’ Felice Placido «Farfallino» Borel II, dopo essersi irregolarmente liberato di Amilcare Gilardoni, aveva siglato la terza rete bianconera, battendo Giuseppe Traverso in uscita. Nella ripresa il Genova 1893, che, pur nella sua inferiorità tecnica, aveva retto abbastanza bene nel 1° tempo, crollò, pur con alcune attenuanti. Al 13’ Orsi segnò la sua prima rete personale con una punizione a sorpresa e al 17’, precedendo Traverso e ? Poggi II su una verticalizzazione di Borel II, la sua seconda a porta vuota. Al 21’, in uscita bassa su Sernagiotto, Traverso si infortunò e dovette abbandonare il campo, sostituito tra i pali da Gilardoni (il cui posto di mediano destro venne preso da Patri). A quel punto mancò ai campioni d’Italia quel senso di sportività che avrebbe dovuto loro imporre di non infierire su un avversario impossibilitato alla rimonta e gravemente menomato: al 26’ Orsi andò in fuga e diede il pallone a Borel II, che lo piazzò con facilità alle spalle dell’improvvisato estremo difensore genovano; al 37’ Gilardoni cercò coraggiosamente di opporsi a una cannonata di Cesarini, rifornito da un passaggio all’indietro di Sernagiotto, ma riuscì solo a deviarla sul palo, da cui beffardamente si incamminò oltre la linea di porta; al 43’ nulla poté la difesa rossoblù fare per impedire l’ottava rete bianconera, siglata con una gran botta nell’angolo sinistro da Cesarini, imbeccato da un passaggio all’indietro di Orsi.

Domenica 23 gennaio 1949: Juventus-Genoa 2-1 Nei trentuno incontri di campionato disputati nel Secondo Dopoguerra dal Genoa a Torino con la Juventus solamente una volta i rossoblù si sono presentati a pari punti (7 dopo 8 partite, in dodicesima posizione, prima della partita vinta 1-0 dai bianconeri il 13 novembre 1955) e una in migliore posizione (29 punti il Genoa e 22 la Juventus, che aveva una partita da recuperare, poi pareggiata 0-0 in casa del Novara mercoledì 3 febbraio 1949), che è anche l’unica a livello di girone di ritorno (a II giornata disputata). L’incontro giocato di fronte a trentamila spettatori (da Genova era giunto un treno speciale) fu di buon livello tecnico ed ebbe due protagonisti, uno in positivo, il danese John Angelo Valdemar Østergaard Hansen, autore delle due reti dei padroni di casa, e uno in negativo, l’arbitro Generoso Dattilo di Roma, che a un minuto dal triplice fischio finale negò un clamoroso calcio di rigore al Genoa per atterramento di Andrea Verrina da parte di Sergio Manente a pochi metri dalla porta juventina. I bianconeri passarono in vantaggio con una gran botta su punizione a un paio di metri dal limite dell’area di rigore di Hansen, che indirizzò il pallone nell’angolo alto alla destra di Dante Piani. Al 44’ i rossoblù pervennero al pareggio con un bolide nell’angolo basso alla sinistra di Lucidio Sentimenti IV di Riccardo Dalla Torre, che, sugli sviluppi di un cross dalla sinistra di Alido Grisanti, aveva sfruttato una maldestra respinta di Carlo «Carletto» Parola in una delle peggiori interpretazioni del numero preferito del suo repertorio, la rovesciata. La rete decisiva venne segnata al 34’ della ripresa su calcio d’angolo battuto dal connazionale Johannes Ploeger con un colpo di testa schiacciato da Hansen, che passò sotto il ventre di Piani protesosi in tuffo.

Domenica 8 gennaio 1984: Juventus-Genoa 4-2 Nell’ultima partita del girone d’andata del Campionato 1983/1984, che per le due squadre si sarebbe concluso con esiti opposti (ventunesimo titolo nazionale per i bianconeri e sesta retrocessione dalla massima categoria alla cadetteria per i rossoblù) le due squadre diedero vita a un incontro avvincente con il Genoa capace di rimontare per due volte lo svantaggio e soccombente nella mezz’ora finale. Nel 1° tempo, al 23’ una punizione toccata da Marco «Schizzo» Tardelli al francese Michel «le Roi» Platini e forse deviata da Giuseppe «Beppe» Corti aprì le marcature, al 29’ Massimo Briaschi I anticipò su un cross di Corti il suo controllore Sergio Brio e l’incerto portiere Luciano Bodini, al 33’, su cross di Paolo «Pablito» Rossi dalla destra, Antonio «il bell’Antonio» Cabrini anticipò di testa Silvano Martina, uscito in maniera intempestiva, e Roberto Bergamaschi; nella ripresa, al 14’ un cross di Roberto «Rambo» Policano venne girato in porta con un beffardo pallonetto di testa da Paolo Benedetti, al 17’ Domenico «Nico» Penzo scagliò su calcio di punizione un bolide sotto la traversa e al 30’ Rossi segnò su un calcio di rigore che era stato conquistato da Platini e che dal transalpino gli era stato lasciato battere.

Stefano Massa

(responsabile scientifico per gli studi sulla storia del Genoa per la Fondazione Genoa 1893) 

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