***PORTE CHIUSE AL FERRARIS PER LE PROSSIME DUE GARE***

Il giudice sportivo ha reso noto la "pena" per il Genoa: manca per fortuna la diffida per l'impianto


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Il giudice sportivo ha deciso di far disputare al Genoa le prossime due gare a porte chiuse, in conseguenza dei fatti accaduti ieri durante Genoa-Siena. Quindi il Grifone non avrà il suo pubblico contro Cagliari e Palermo. Lo rende noto il comunicato della Lega di A in cui c’è però un particolare positivo per la società rossoblù. Pur nella sua durezza, nel testo manca fortunatamente la diffida per lo stadio e questo dovuto al comportamento della società rossoblù. Infatti Giampaolo Tosel scrive: «Ne conseguono gli effetti sanzionatori che questo Giudice ritiene equo quantificare ex art. 18 n. 1 lettera d) nei termini indicati nel dispositivo in considerazione, da un lato, della particolare gravità di quanto accaduto e della concreta possibilità che nel corso delle residuali gare di questo Campionato da disputarsi nello Stadio genoano si ricrei un intollerabile clima di violenza e, dall’altro, dell’attività di concreta cooperazione con le forze dell’ordine svolta dai dirigenti rossoblù».

Il giudice riferisce con dovizia di particolari dei fatti, in base all’«esame del referto arbitrale e della relazione dei collaboratori della Procura federale e dalla visione delle immagini televisive (Sky), di piena garanzia tecnica e documentale, segnalate dal Procuratore federale». «Verso l’8° del secondo tempo – racconta Tosel – circa trecento sostenitori (o sedicenti tali) del Genoa, dal settore “Gradinata nord” si introducevano nel settore “Distinti”, sfondando le porte di separazione, vanificando con la violenza l’intervento degli stewards, uno dei quali pativa lesioni personali giudicate guaribili in giorni 10, e dando così inizio ad una clamorosa contestazione. Nel recinto e sul terreno di giuoco venivano lanciati innumerevoli fumogeni, bengala, petardi ed oggetti di varia natura (bottiglie piene d’acqua, accendini e così via); alcuni facinorosi si raggruppavano sopra l’ingresso che adduce negli spogliatoi ed altri si ponevano a cavalcioni delle reti di recinzione, inveendo contro i “propri” calciatori, ritenuti “rei” dell’andamento negativo della gara, e pretendendo l’umiliante consegna delle maglie indossate».

A questo punto il giudice sportivo descrive l’operato del direttore di gara. «L’arbitro interrompeva la gara, i calciatori e i dirigenti locali rimanevano raggruppati al centro del terreno di giuoco ed iniziava una sorta di trattativa generalizzata avente per oggetto la

“consegna” delle maglie, che il capitano rossoblu in effetti raccoglieva da parte della quasi totalità dei calciatori». Tosel conclude affermando che «tale situazione, che non ha precedenti nella ultrasecolare storia del calcio italiano, si protraeva per ben 44 minuti, fino alla ripresa della gara conclusasi senza ulteriori vicissitudini. Del comportamento violento, aggressivo ed intimidatorio dei propri sostenitori la società genoana è oggettivamente responsabile».

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.