Perin si confessa ad Avvenire: “Il Genoa è grande in tutto, a cominciare dal pubblico”

«Il primo era giocare almeno una partita in Serie A, l’altro indossare la maglia azzurra della Nazionale». Mattia Perin ha iniziato così una lunga intervista a l’Avvenire, parlando dei due sogni che avrebbe voluto realizzare e che ha realizzato. E racconta dei suoi inizi: «No, quelli agli inizi ci sono stati. Da ragazzino nella mia […]


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«Il primo era giocare almeno una partita in Serie A, l’altro indossare la maglia azzurra della Nazionale». Mattia Perin ha iniziato così una lunga intervista a l’Avvenire, parlando dei due sogni che avrebbe voluto realizzare e che ha realizzato. E racconta dei suoi inizi: «No, quelli agli inizi ci sono stati. Da ragazzino nella mia città, Latina, mi prendevano in giro, mi chiamavano il “piccoletto”. Ai giardini del mio quartiere, il Q4, mi arrampicavo sulla sbarra dalla mattina alla sera, sperando nel “miracolo». Empoli e Inter lo bocciarono per via della sua statura. Poi andò alla Pistoiese «e a 16 anni quando il Genoa mi ha selezionato tra altri nove portieri, ero cresciuto di venti centimetri. Un giorno mi misuro ed ero come adesso, 1 metro e 86. La sbarra dei giardini aveva funzionato». Il quotidiano sottolinea l’impegno cattolico del portiere del Genoa: «Quando la società e il nostro cappellano, don Fabrizio, chiama, io ci sono sempre assieme a tutta la squadra. Così come ogni Natale, a Latina, mi piace portare i giocattoli ai bambini della parrocchia di San Matteo dove ho cominciato a giocare sotto l’ala protettiva di don Giuseppe».

Perin ricorda il giorno del suo debutto in serie A contro il Cesena al Ferraris nel 2011: «Avevo fatto tardi il venerdì sera e alla vigilia di quella partita l’allenatore, Ballardini, non mi risparmiò i suoi urlacci… Ho sbagliato, così come ho commesso degli errori comportamentali anche in Under 21 e li ho pagati. Ma ho capito che nella vita tutto serve, anche sbagliare».

Riguardo al fatto che molti pensano che sia pronto per giocare in una “grande”, Perin risponde così: «Ringrazio quelli che lo pensano, ma io in una grande ci sto già. Il Genoa è grande in tutto, a cominciare dal pubblico. Se sei un portiere e non hai mai giocato con le spalle rivolte alla Gradinata Nord non puoi capire che energia che arriva da lì, sembrano in 90mila… Quella spinta dei nostri tifosi io non l’ho avvertita in nessuno degli stadi delle “grandi”».

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