IL GIORNALISTA DELLA SETTIMANA – ANDREA CASTANINI: «Ecco il Genoa del futuro, costruito dalla sapiente mano di Preziosi»

Il caposervizio de Il Secolo XIX spiega il perfetto innesto di giocatori nuovi sul telaio della rosa preesistente. E ricorda lo stadio Luigi Ferraris di un tempo, con le persone sui balconi che assistevano alle partite


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Un punto su come sarà il Genoa del futuro e uno sguardo allo stadio di Marassi nel passato. Il caposervizio del settore sport dello storico quotidiano genovese “Il Secolo XIX”, Andrea Castanini, racconta a Pianetagenoa1893.net le sue impressioni sulla nuova squadra e sugli altri possibili arrivi e i suoi ricordi del vecchio Ferraris.

Come sarà il Genoa della prossima stagione?

«E’ una squadra molto interessante. Ha mantenuto un’intelaiatura molto ben collaudata, aggiungendo dei giocatori di esperienza e di sicuro affidamento come ad esempio Crespo in avanti. Ma bisogna anche aggiungere Floccari che non è una scommessa e ha dimostrato il suo valore negli ultimi anni. Inoltre ha preso i migliori giovani in circolazione: anche in questo caso non parlerei di scommessa, ma di programmazione molto oculata».

Chi è l’artefice di questo progetto?

«Sicuramente Enrico Preziosi: si vede chiaramente la sua mano ed è uno dei migliori conoscitori di calcio e di giocatori in circolazione. Ma adesso c’è anche suo figlio Fabrizio che sta crescendo sulle sue orme».

Rodrigo Palacio dovrebbe ormai arrivare: come potrebbe inserirsi negli schemi di Gasperini?

«Sono curioso di vederlo. Da quel poco che conosco, Palacio è un attaccante vero che non effettua compiti di rientro. Da questo punto di vista non è facilmente inquadrabile in un modulo con tre attaccanti come quello di Gasperini. A meno che non giochi come prima punta: in questo ruolo, però, ci sono Floccari e Crespo.

Lo vede eventualmente anche come esterno?

«Come esterno non so se riesca a tornare come fanno Sculli o Jankovic. Sembra più simile a Palladino, che a volte non rientra verso il centrocampo. Forse Gasperini per utilizzare al meglio Palacio potrebbe effettuare un cambio di modulo e giocare con due attaccanti».

Una specie di 4-4-2?

«Qualcosa del genere. Bisogna però prima vederlo integrato negli schemi della squadra e occorre prima avere l’ufficialità del suo acquisto».

Preziosi parlava ieri di due innesti: quali reparti ne avrebbero bisogno?

«A centrocampo c’è ancora bisogno di qualcosa. E’ andato via Thiago Motta ed è arrivao Kharja: forse occorre un’alternativa. Juric è l’unico incontrista con caratteristiche particolari: è un mediano “intelligente”. Avevano preso Pelè che avrebbe potuto giocare nel ruolo del croato, però c’è stato qualche problema: forse non piaceva troppo a Gasperini oppure per altri motivi non è stato inserito nelle convocazioni per il ritiro in Tirolo. Probabilmente non sarà tesserato. Potrebbero arrivare Biagianti oppure Battaglia».

Tra questi due validi centrocampisti, chi risponderebbe meglio alle caratteritiche del gioco del Genoa?

«Guardando agli investimenti svolti dalla società negli ultimi anni, Biagianti potrebbe essere l’uomo che risponde all’identikit rossoblù: è un giocatore polivalente come piace a Gasperson. Ciò contribuirebbe a liberare Kharja per eventuali altri ruoli. So che la dirigenza ha presentato un’offerta concreta, ma deve essere ancora trovato l’accordo con il Catania che la ritiene ancora troppo bassa».

E in difesa?

«Sicuramente la partenza di Ferrari è una grave perdita, poiché è un giocatore di grandi affidabilità ed esperienza. E’ arrivato però Moretti che ha grande esperienza internazionale. Se si pensa che Papastathopolos è stato utilizzato poco l’anno scorso, c’è meno urgenza di ritocchi nel reparto arretrato: se arrivasse anche un altro difensore esperto, sarebbe importante in vista dell’Uefa Europe League».

Passiamo alla questione del nuovo stadio. Ipotizziamo che, come all’estero, ciascuna squadra ha il proprio impianto: il Genoa prenderebbe Marassi e la Sampdoria si costruisce lo stadio. Sarebbe fattibile per Genova?

«Sulla carta credo di sì. Anche se mi sembra che le due squadre sono più orientate a dividersi uno stadio, in modo da suddividere anche i costi. E’ un’ipotesi fattibile quella del duplice impianto, poiché Genoa e Sampdoria hanno storia e tradizioni diverse. In un ipotetico stadio rossoblù potrebbe essere collocato il museo della Fondazione Genoa: sarebbe più difficile collocarlo in una realtà condivisa con la società blucerchiata. Però sono un nostalgico dello stadio Luigi Ferraris».

Interessante: può spiegare questo suo concetto?

«Sono un nostalgico del vecchio Ferraris, per intenderci quello precedente al rifacimento per i mondiali del 1990. Mi piaceva com’era una volta, aperto con tutte le case attorno, dove le persone assistevano alle partite dai balconi. Era uno spettacolo già prima della partita. Secondo me, sarebbe bellissimo se fossero spostate altrove le carceri e ricostruire lo stadio com’era un tempo. Era stupendo guardare anche lo spettacolo delle colline attorno all’impianto».

Ha un altro ricordo di quell’era lontana?

«C’era un punto nel quartiere Righi dove la gente andava col binocolo a vedere le partite, poiché lo stadio si vedeva perfettamente dall’alto. Con il nuovo impianto non si può più guardarlo. Ricordo che alcuni affittavano i balconi per la visione delle gare: si vedevano anche pranzare le famiglie in attesa del fischio d’inizio. Erano locati anche alle radio locali, poiché erano una sorta di tribuna stampa. I balconi di Marassi erano come i palchetti d’onore degli stadi inglesi».

Marco Liguori

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