Gasperini il genovese: «Impressionato dall’alluvione, ora serve la forza per rialzarsi»

L’alluvione è ancora viva negli occhi e nei ricordi di ogni genovese. Anche in quelli di un genovese speciale come Gian Piero Gasperini, di origine piemontese ma da anni trapiantato con piedi e cuore alla Superba. «Mi sento genovese, certo, – ha dichiarato il tecnico ai microfoni di “We are Genoa” su Telenord – e […]


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L’alluvione è ancora viva negli occhi e nei ricordi di ogni genovese. Anche in quelli di un genovese speciale come Gian Piero Gasperini, di origine piemontese ma da anni trapiantato con piedi e cuore alla Superba. «Mi sento genovese, certo, – ha dichiarato il tecnico ai microfoni di “We are Genoa” su Telenorde in questi giorni ho e abbiamo cercato di tenere toni bassi perché quello che è successo ha colpito tutti quanti. Ci sono tanti sentimenti: rabbia, amarezza, incredibilità. È una situazione che nasce da una gestione difficile da giustificare e che dura magari da decenni. Se non si prendono provvedimenti potrebbe succedere ancora».

Il lavoro instancabile degli “Angeli del fango” ha emozionato ma non sorpreso il tecnico rossoblù: «È una caratteristica dei genovesi e del territorio. Gente abituata a lavorare, a tirarsi su le maniche, a reagire e a dare tutti il proprio contributo. Però mi auguro che da una situazione drammatica come questa ci sia la forza per invertire la tendenza di questo paese. Spero che questa sia la volta buona per incominciare a fare cose normali, che possano essere d’aiuto per tutti. In questi momenti si vede gente che è stata colpita fortemente e si vuole aiutarla, come ha fatto Antonini».

Ma Gasperini tiene in modo particolare ad un risolvimento definitivo dell’emergenza ambientale: «Bisogna curare meglio il territorio di tutti. Quando si costruiscono opere contro natura, la natura si ribella. Abbiamo perso il rispetto di ciò che ci circonda. Non solo a Genova, ma ovunque». Per poi concludere il pensiero con un picco di genovesità: «È vero che il nostro territorio è particolare, ma bisogna tornare ad amare un po’ di più i nostri luoghi. Non si può non essere coinvolti – ha continuato – dato che è tutta la città che viva una situazione così pesante. Noi facciamo calcio, un gioco che può far divertire e far star bene la gente, ma in queste circostanze non è facile neanche per noi. Un aiuto dai vertici del pallone? Il calcio non si è mai tirato indietro in queste situazioni. Lo ha fatto da altre parti, lo farà anche qui».

In un paragone lanciato da Claudio Onofri tra la laboriosità dei genovesi e di Gasperini, il tecnico ha ammesso: «Quello che ho sempre cercato di fare è interpretare il calcio con coraggio, senza subire neanche dalle squadre più forti. A me si addice molto questo compito, anche in situazioni particolari come quelle in cui siamo soliti ritrovarci ogni anno: squadra nuova, progetto nuovo e stimoli nuovi con cui ripartire. La rosa di questa stagione non sa ancora quanto potrà fare, ma io penso che ci siano i margini per ottenere delle soddisfazioni».

Non vuole parlare di calcio Gasperini, ma di un grande obiettivo, «quello di riaggregare tutto quello che c’è intorno ad una partita di calcio. Può sembrare frivolo, ma vivere un momento di parvenza di normalità può dare un piccolo aiuto per reagire e ricominciare su sicurezze più solide di quelle che sono state garantite in questi anni». Parola di Gasperini il genovese.

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