La storia del fuorigioco dal 1863 ai giorni nostri

Ve la immaginate una partita di calcio senza il fuorigioco? Una partita senza le critiche ma anche senza lo spettacolo che crea questa regola così controversa? La risposta è sicuramente negativa. Ed infatti la pensavano così anche i primi codificatori delle regole del gioco del calcio (la Football Association ora IFAB) che nel lontano 1863 […]


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Ve la immaginate una partita di calcio senza il fuorigioco? Una partita senza le critiche ma anche senza lo spettacolo che crea questa regola così controversa? La risposta è sicuramente negativa. Ed infatti la pensavano così anche i primi codificatori delle regole del gioco del calcio (la Football Association ora IFAB) che nel lontano 1863 ne fecero il loro cavallo di battaglia inserendola nelle prime ed originarie 14 regole. In quegli anni il calcio era pensato quasi esclusivamente per i funamboli ed infatti veniva definito “dribbling o scrimmaging game”. Infatti il pallone poteva essere passato solo all’indietro, come nel rugby, e lo spettacolo del gioco consisteva nel dribbling e nella finta con cui il giocatore si liberava dell’avversario. Un giocatore come Messi, in questo contesto, sarebbe veramente andato a nozze! Con il passare degli anni si capì che tale visione dell’off side limitava pesantemente lo sviluppo del gioco. Ed è per questo che nel 1866 l’idea del passaggio in avanti del pallone prese “piede” e si considerava punibile chi giocava il pallone avendo tra sé e la porta avversaria meno di tre giocatori. Tuttavia L’IFAB si rese conto che tale formulazione, oltre a non rendere merito al gioco, limitava notevolmente il numero delle reti segnate. Conseguenza fisiologica di ciò fu il declino vertiginoso del numero degli spettatori paganti. Per tale motivo nel 1924 venne introdotto il concetto di fuorigioco passivo e quindi l’idea di punibilità solo ed esclusivamente se un calciatore avesse interferito con il gioco o con un avversario. Il successivo passaggio evolutivo ci porta ai giorni nostri con la trasformazione del fuorigioco in una vera e propria tattica e la creazione della linea immaginaria che fa da discriminante o meno per la regolarità della posizione di un giocatore. Ed è proprio questa linea, sulla quale i calciatori si devono idealmente muovere come equilibristi, che alimenta lo spettacolo di questo gioco e che lo rende unico nel suo genere.  Il Fuorigioco…croce e delizia dei calciatori prima funamboli ed ora acrobati!

A cura di Arnaldo Levato –  @arnylev73

Tratto da Gianlucadimarzio.com

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