Quando un «Gigi» Meroni da Oscar giocò la sua ultima partita da genoano al “Luigi Ferraris”

Per l’allenatore del Genoa Beniamino Santos quella di domenica 31 maggio 1964 sarebbe stata l’ultima gara davanti al pubblico del “Luigi Ferraris” (sarebbe, infatti, morto in un incidente stradale in Spagna durante l’estate). Il tecnico avrebbe avuto la soddisfazione di assistere al tripudio del pubblico rossoblù per la prestigiosa vittoria sulla Juventus (che mancava da […]


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Per l’allenatore del Genoa Beniamino Santos quella di domenica 31 maggio 1964 sarebbe stata l’ultima gara davanti al pubblico del “Luigi Ferraris” (sarebbe, infatti, morto in un incidente stradale in Spagna durante l’estate). Il tecnico avrebbe avuto la soddisfazione di assistere al tripudio del pubblico rossoblù per la prestigiosa vittoria sulla Juventus (che mancava da nove anni e sarebbe tornata dopo diciassette) e per la brillante conclusione (8° posto in classifica in coabitazione con Lazio, Catania ed Atalanta, con 30 punti in 34 partite, frutto di dieci vittorie, dieci pareggi e quattordici sconfitte, curiosamente lo stesso bilancio del Campionato 1994/1995 – il primo che assegnò tre punti alla vittoria –, quello del 14° posto in coabitazione con il Padova e del famigerato spareggio per evitare la retrocessione in Serie B a Firenze vinto 6-5 dalla compagine veneta) del campionato, se, a salvezza ormai acquisita, il tecnico argentino non avesse preferito andare in Svezia a visionare Harry Sven Olof Bild (giocatore poi non acquistato dalla dirigenza rossoblù oberata dai debiti), lasciando la guida della squadra ad Ermelindo «Lino» Bonilauri, che ebbe come collaboratore Livio Fongaro.

Al 34’ del 1° tempo il risultato venne sbloccato da una punizione «a foglia morta» dell’italo-argentino Marcos «Chico» Locatelli, che, dopo aver colpito la traversa, rimbalzò su un piede del portiere juventino Roberto Anzolin ed entrò in porta. Al 26’ della ripresa un altro tiro di Locatelli, che aveva ricevuto il pallone da Gastone Bean, si infilò alle spalle di Anzolin, vanamente tuffatosi alla sua destra. Tre minuti dopo un tiro di Adolfo Gori sfuggì alla presa di Mario Da Pozzo, la cui visuale era stata coperta dall’italo argentino Enrique Omar «el cábezon» Sivori e dai compagni di squadra Franco «la tigre di Ronco» Rivara ed Antonio Colombo, permettendo alla Juventus di accorciare le distanze. Al 42’, però, il Genoa mise definitivamente al sicuro il risultato con un gran tiro dal limite di Natalino Fossati.

Fu quella l’ultima volta che Luigi «Gigi» Meroni II scese in campo a Genova con la maglia rossoblù. Tre anni dopo quella del tecnico che l’aveva definitivamente lanciato nel firmamento calcistico italiano (la rivista Lo Sport Illustrato lo giudicò il miglior giocatore del Campionato 1963/1964), anche la sua vita si sarebbe conclusa con un incidente automobilistico a Torino, dove stava disputando la sua quarta stagione agonistica con la maglia granata. Il rapporto tra il tecnico argentino e il fantasista lariano era così intenso che, prima di partire per la Svezia, Santos diede l’assenso a Meroni II a mettere in scena negli ultimi scampoli della gara con la Juventus un finto incidente di gioco (si può dire che la versione italiana dell’asso nordirlandese George «il quinto Beatle» Best lasciò il Popolo Rossoblù, che all’epoca era ignaro che l’avrebbe potuto rivedere solamente con la casacca di una formazione avversaria, con una prestazione maiuscola da calciatore e un’interpretazione da attore degna… dell’Oscar!), che gli permettesse di evitare la convocazione nella Nazionale Italiana Olimpica per poter trascorrere, prima di riprendere gli allenamenti per la Coppa delle Alpi (poi vinta dal Genoa con la Finale – 2-0 al Catania – di mercoledì 1° luglio 1964 allo stadio “Wankdorf” di Berna), una settimana con l’avvenente «donna del cuore» polacca Kristiane «Cristiana» Uderstadt!

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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