Lettera/Elisa Polverini: «Sarebbe bello se…»

Bisognerebbe fermarsi e riflettere ogni tanto. Sarebbe bello che Messi, Ronaldo, Ibrahimovic, prendessero sotto il braccio la palla e si sfidassero nel campetto sotto casa come quando erano bambini, le porte con le giacche e le felpe, il bimbo che non facevano mai giocare perché arrivava per ultimo, che era un bimbo come gli altri, […]


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Bisognerebbe fermarsi e riflettere ogni tanto. Sarebbe bello che Messi, Ronaldo, Ibrahimovic, prendessero sotto il braccio la palla e si sfidassero nel campetto sotto casa come quando erano bambini, le porte con le giacche e le felpe, il bimbo che non facevano mai giocare perché arrivava per ultimo, che era un bimbo come gli altri, che se anche era di colore non sarebbero mai stati accusati di razzismo. Sarebbe bello che riscoprissero tutti le origini del calcio, che intorno avessero tutti bambini felici di vederli correre, giocare sudare, che avessero il cuore un po’ più pieno e il portafoglio un po’ più vuoto. Sarebbe bello se Marco Rossi partisse con qualche maglia del Genoa, un pallone, e scendesse in campo anche lui con i bimbi del Camp del Genoa, sarebbe bello vederlo scartare un bambino, e poi farsi rubare palla, ridere, battergli il cinque dopo un gol, divertirsi, tornare bambino. Sarebbe bello che ognuno di loro, giocatori rossoblù e non, scendesse ogni tanto dal piedistallo che si è creato e scambiasse due chiacchiere con i tifosi, con i giovani, con i più piccini, ci sono tante persone interessanti che sono trattate da voi come semplici figurine da scartare in macchina quando uscite dagli allenamenti. Sarebbe bello se le società non pensassero solo ai soldi e al business, sarebbe bello se il valore di una persona fosse anche stabilito dal peso del suo cuore, invece troppo spesso di guarda solo al proprio tornaconto. Sarebbe bello che chi è cresciuto con la maglia del Genoa addosso fin da quando era bambino, fin dalle giovanili, fosse rispettato, e gli fosse concessa almeno una possibilità. Sarebbe bello non fosse trattato da pacco postale ma da persona con dei sentimenti, sarebbe bello se alla base di tutto ci fosse il rispetto e non i soldi, sarebbe bello lanciare un pallone all’ultimo bambino arrivato e dirgli “tieni dimostrami cosa sai fare!”. Invece le porte improvvisate e il campetto sotto casa l’hanno portato via i presidenti, e i giocatori avari non si voltano più a vedere se c’è la mamma al balcone che li chiama per la cena. Gli altri erano ancora li seduti a gambe incrociate per terra ad aspettare che la partita riniziasse con le loro regole, che gli fosse data una semplice possibilità, ma il calcio vero, quello delle emozioni è sparito da tempo, il pallone ce l’ha ancora sotto braccio il bambino che non perde mai la voglia di sognare.

Elisa Polverini

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