Soliti difetti, solita sconfitta

Solo una traversa e nulla più. Purtroppo ancora una volta, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, abbiamo assistito ieri sera all’ennesima sconfitta del Genoa fuori casa. Eppure la traversa presa contro l’Atalanta aveva dato l’impressione che, rispetto a Catania, stesse cambiando qualcosa nell’atteggiamento tattico. E soprattutto che il Grifone non avesse subito […]


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Solo una traversa e nulla più. Purtroppo ancora una volta, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, abbiamo assistito ieri sera all’ennesima sconfitta del Genoa fuori casa. Eppure la traversa presa contro l’Atalanta aveva dato l’impressione che, rispetto a Catania, stesse cambiando qualcosa nell’atteggiamento tattico. E soprattutto che il Grifone non avesse subito gol nel primo tempo. Invece no: la squadra di Marino era comunque contratta insicura e non ha saputo approfittare di un avversario incerto allo stesso modo, almeno per un’ora di gara. Colantuono ha indovinato e i cambi ed ha infilato il colpo vincente: il Genoa è rimasto ancora a guardare. I difetti rossoblù sono sempre i soliti: mancanza di gioco sulle fasce e di una riserva di Gilardino. Palacio non può essere punta centrale: ieri ha lottato, ma era praticamente solo nel reparto avanzato. Ieri a Bergamo è venuto meno Jankovic e Sculli, tranne in alcuni momenti, non lo ha servito adeguatamente. Per sopperire alla mancanza di un centravanti si è provato (non tantissime volte in verità) con i tiri da fuori: Veloso ha lanciato nel secondo tempo un missile terra-aria che avrebbe dovuto avere maggior fortuna. E’ una dote che Marino, vista la mancanza di una punta centrale, dovrebbe sviluppare. Insomma, dovrebbe prendere spunto dal basket: bisognerebbe individuare alcuni frombolieri adatti e provare anche qualche schema per tirare dal limite dell’area di rigore avversaria e non soltanto affidarsi all’estro di qualche giocatore in modo estemporaneo.

In conclusione, molti di voi si stanno chiedendo qual è la causa del mal di trasferta del Genoa. Secondo me non c’è un’unica motivazione. Alcune le ho spiegate prima: probabilmente è anche il tipo di gioco, il modulo adottato, e lo stato di forma di alcuni giocatori. A discolpa di Marino va detto che non riuscire a schierare in campo gli stessi uomini, e di conseguenza avere instabilità nella formazione iniziale, crea molte difficoltà. Cambiare in continuazione, a causa soprattutto degli infortuni, rende inattuabili gli automatismi di gioco. Detto ciò, svolgo un’ultima osservazione: ma non sarebbe stato meglio giocare con 4-4-2, gettando nella mischia Zè Eduardo? La squadra sarebbe stata coperta sulle fasce e ci sarebbe stata una spalla per Palacio. Domenica arriva il Chievo al Tempio: ma questa, ce lo auguriamo tutti, è tutta un’altra storia.

Marco Liguori

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