Nel 1963 il Genoa batte il Bologna e nel 1991 vince contro la Juve

Nel 1963 il Genoa batte il Bologna per 1-0. Ultima di campionato e partita della vita per il Genoa contro un Bologna che si annunciava forte. A dire il vero in quel periodo le partite della vita non si contavano quasi più poichè il Grifone non aveva una Società in grado di fare un minimo […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Nel 1963 il Genoa batte il Bologna per 1-0. Ultima di campionato e partita della vita per il Genoa contro un Bologna che si annunciava forte. A dire il vero in quel periodo le partite della vita non si contavano quasi più poichè il Grifone non aveva una Società in grado di fare un minimo di investimento per garantire con continuità la serie A. Se non ci fossero stati i genoani che non abbandonarono mai la squadra, il glorioso sodalizio rossoblu si sarebbe presto perso nelle serie inferiori. Anche quel giorno i tifosi arrivarono in massa e, nonostante la situazione disperata, erano come sempre combattivi e fiduciosi. Inizia la partita e il tifo si fa subito incandescente, la squadra risponde alle aspettative e tiene bene il campo. Al centro dell’attacco non c’è Firmani, sostituito da Carletto Galli, famoso per i colpi di testa: è a fine carriera, ma in passato ha vestito anche la maglia nazionale oltre a quelle di grandi club come Milan e Roma. Sarà proprio lui, con uno dei suoi colpi di testa, a siglare il gol della salvezza dopo soli diciassette minuti sotto la Gradinata Sud. Nello stadio si libera un urlo di gioia ma è ancora presto per parlare di vittoria, l’incontro è ancora tutto da giocare e il Bologna ha una formazione di tutto rispetto (l’anno successivo vincerà addirittura il campionato). Nel secondo tempo il Bologna stringe subito i tempi e porta più di un pericolo alla porta del Genoa. Il centravanti Nilsen è molto attivo e Colombo fatica non poco per tenerlo, ma alla fine riuscirà a non farlo segnare. Gli ultimi minuti sono col cuore in gola: Fongaro non ce la fa, ma non abbandona la battaglia e resterà valorosamente al suo posto con l’aiuto di una puntura praticata direttamente a bordo campo. Sono momenti drammatici per i genoani e quando l’arbitro Jonni di Macerata porta finalmente il fischietto alla bocca, Marassi esplode come una polveriera. Ma non è finita, occorre ancora sapere il risultato del Napoli. Improvvisamente arriva la notizia certa: il Napoli ha perso. Tutto finisce in gloria e tra i tifosi inizia a prender corpo il sogno di un grande Genoa per il campionato successivo.

Lo stesso giorno, ma nel 1991, il Genoa vince sulla Juventus per 2 reti a 0. La Società rossoblu si giocava la possibilità di tornare in Europa dopo un’assenza che durava da più di cinquant’anni. La vocazione europea del Grifone è antica come la sua nascita: inglesi i padri fondatori, inglesi e svizzeri in prevalenza i giocatori che vinsero i primi campionati, di aspirazioni europee i tifosi che nel 1912, aggrediti dai tifosi della Pro Vercelli al grido di “Italia!Italia!” risposero col grido di “Europa! Europa!”. Il Genoa fu la prima squadra italiana a partecipare nel ’29, proprio contro la Juve, alla prestigiosa Coppa dell’Europa Centrale. 62 anni dopo, Genoa e Juve si giocarono nuovamente l’accesso in Europa, da pari a pari; la partita assunse quindi il significato di un ritorno al passato. Folla delle grandi occasioni al Ferraris, è anche l’epoca delle coreografie spettacolari inventate dai ragazzi della Nord: un Grifone gigante domina la gradinata e uno striscione enorme dice: “Grazie, ragazzi”. La formazione che scende in campo è composta da Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Caricola, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati. Quando l’arbitro Luci di Firenze apre le ostilità e la palla comincia a rotolare, il Genoa inizia a spron battuto: Aguilera e Ruotolo, tiro sull’esterno della rete, poi Skuhravy per Onorati, para Tacconi. Al 20′ Branco confeziona un cadeau speciale per i tifosi rossoblu: punizione per il Genoa dai 20/25 metri, Branco prende il pallone e comincia a girarlo tra le mani come se cercasse qualcosa, poi dopo averlo deposto con cura per terra prende la rincorsa. Quando arriva sulla palla calcia con forza, sollevandosi con il corpo da terra e facendo partire un bolide che avanza dritto verso Tacconi , il quale non si muove e aspetta il pallone a piè fermo per respingerlo. Ma il pallone, giunto a pochi metri da lui, cambia improvvisamente direzione e gira velocissimo verso l’angolo alla sua destra, dove s’infila beffardamente senza che il portiere bianconero possa far nulla. La tattica di Branco che porta i rossoblu sull’1 a 0 è una tattica brasiliana chiamata “foglia morta”: è un tiro che parte come un proiettile e diventa morbido solo nella parte finale, quando cambia direzione. La Juve accusa il colpo, il Genoa tiene alto il ritmo e porta l’1 a 0 negli spogliatoi alla fine del primo tempo. Nell’intervallo una strana sensazione di potercela fare s’impossessa della tifoseria genoana. E all’inizio del secondo tempo il Genoa chiude subito la pratica: lancio di Bortolazzi a Skuhravy che punta immediatamente l’area di rigore come solo i grandi attaccanti sanno fare, resiste alla carica di Luppi e sull’uscita di Tacconi, lo infilza con un tiro alla sua sinistra che entra a fil di palo. E’ passato solo un minuto da quando le squadre sono rientrate in campo ma il Genoa è gia in Europa; la Juventus non riuscirà più a fare nulla. Momento storico per il Genoa, la città è in festa e tutti i quartieri sono imbandierati di rossoblu. Nel cuore del centro storico, un enorme striscione recita: “Anche Prè nella CEE”.

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.