Una delegazione del Genoa incontra il Savoia 90 anni dopo le finali scudetto

Se gioca il Savoia, nessuno si annoia. Un coro, il ritornello di un inno cantato oltre un secolo fa, da Nord a Sud. Zittito, addirittura, per qualche disgraziato anno, ma sempre gelosamente custodito nella memoria di una città, Torre Annunziata. Come quella sfida col Genoa, anno 1924. Una doppia finale per lo scudetto, ricordata ancora […]


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Se gioca il Savoia, nessuno si annoia. Un coro, il ritornello di un inno cantato oltre un secolo fa, da Nord a Sud. Zittito, addirittura, per qualche disgraziato anno, ma sempre gelosamente custodito nella memoria di una città, Torre Annunziata. Come quella sfida col Genoa, anno 1924. Una doppia finale per lo scudetto, ricordata ancora oggi come una leggenda in casa Savoia. Una sconfitta, comunque indelebile. E proprio nei giorni scorsi, una delegazione ha incontrato i rappresentanti del club rossoblù per celebrare quel lontano evento: maglie scambiate, la promessa che anche quella del Savoia sarà esposta nel museo del Genoa. Un incontro, nel nome della storia.

Oggi il Savoia sorride, gioca in Serie D e ha 9 punti di vantaggio sull’Akragas secondo in classifica. L’umore è alle stelle. Giusto? “Sì – ammette Massimo Corcione, guida di Sky Sport, a GianlucaDiMarzio.com – si respira un’aria di esaltazione. Questa squadra, secondo me, resterà memorabile come altre che hanno conquistato traguardi più importanti. Gioca un bel calcio, tocchi rapidi, va rapidamente a conquistare l’area avversaria. C’è De Liguori reduce da un’esperienza in serie B, c’è Meloni da sempre abituato a finire in doppia cifra nella classifica marcatori. Poi c’è la fantasia di Tiscione, un grande talento in un corpo da peso piuma”. Infine l’ultimo arrivato, il ghanese Yeboah, ragazzo sbarcato a Lampedusa e scoperto in una villa comunale. Il cuore della squadra, invece, qui è di casa. “Il capitano Francesco Scarpa è di Torre Annunziata. Non era mai riuscito a giocare per il Savoia, così – quando poteva – se ne andava in curva. Adesso, a 35 anni, è in campo a vivere una straordinaria avventura”. La storia non è mai stata semplice, tra aule di tribunale e scalate verso il grande calcio. I tifosi, però, non si sono mai abbattuti. Sempre vicini alla squadra. “La media adesso è di 2000-2500 persone. Ma due  anni fa, per la semifinale di Coppa Italia Regionale, allo stadio si presentarono in seimila, nonostante si giocasse  in una fredda serata di gennaio. In generale, il calo d’entusiasmo che sta martoriando il calcio italiano a Torre Annunziata non c’è mai stato. Un amore davvero unico”. Tra i ricordi più dolci, la Serie B conquistata nel 1999: “L’apparizione in Serie B fu straordinaria, l’impatto fu splendido perché la squadra partì benissimo. Poi però ci fu una brusca inversione. Il Savoia giocò ad Avellino, contro il Napoli di Ferlaino. Il Prefetto ordinò per motivi di ordine pubblico di giocare in campo neutro. Tante persone si radunarono allo stadio a Torre Annunziata, sedute in tribuna ad ascoltare  la partita dalle radioline. Il Savoia perse, Ghirardello sbagliò anche un calcio di rigore. E quello fu l’inizio della fine”. Questione di dettagli. Come quelli spesso evocati da De Canio, che sulla panchina del Savoia vinse un campionato di C2 nel 1994-95. Una testimonianza ricordata nelle parole di Corcione: “Gigi ricorda ancora le chiacchierate infinite con i tifosi sempre presenti agli allenamenti. Si parlava di tattica, e nessuno sembrava uno sprovveduto. Una cosa così non gli è più capitata”. Quello è un passato quasi remoto, il presente racconta che la scalata alla Lega Pro è vicina alla vetta. Il Savoia progetta in grande, annoiarsi è impossibile. Sulle note di un inno mai dimenticato.

Riccardo Gatto – Gianlucadimarzio.com

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