Un tacco di classe: i luoghi della genoanità

Piazza Alimonda con il "Galletto al mattone" e il "Bar Lino". Alla Foce il "Mentana", caro a Gigi Simoni: luoghi dove si respirava aria di Genoa

Vittorio Sirianni

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Mi ha chiesto un tifoso genoano (vero): “Possibile che anche in Piazza Alimonda, centro storico del tifo rossoblù, sia apparso lo striscione “Preziosi vattene”?”

Ecco, piazza Alimonda ha riportato alla memoria gli anni belli di quando questa piazza era il “centro” del tifo e ha sempre rappresentato il “cuore” della tifoseria e della genoanità. Un po’ di storia? Eccola: erano gli anni Quaranta (fine) e Cinquanta e il Genoa era abituato, prima di ogni partita (puntuale alla domenica, ore 14,30 e guai a…sgarrare, che bei tempi!) a portare i giocatori a mangiare all’allora storico “Galletto al mattone”, perché l’allora proprietario Carletto Brezzi era un giocatore (riserva) del Genoa. Giocava mezz’ala sinistra, in Alimonda era considerato l’eroe della piazza, personaggio stravagante ma divertente. E con lui un’altra “gloria” della piazza era tal Vallebona, anche lui “riserva” e ala sinistra, tiro fulminante. E allora alle undici in punto della domenica il “Galletto” offriva le sue tavole e i giocatori allegramente si univano sotto i castani della piazza, insieme a tanti tifosi che li amavano e li apprezzavano, come una grande famiglia.

Erano gli anni nei quali dopo Garbutt arrivarono fior di allenatori, da Federico Allasio papà della celebre Marisa “Susanna tutta panna”, a Sarosi, eccezionale trainer, forse uno dei migliori avuti nella storia del Grifo. Erano momenti belli, “sportivi” nel vero senso della parola, ci si chiamava per nome, c’era affezione e molto amore fra i tifosi “alimondiani” e gli atleti. Anni indimenticabili. Pensate: era il 9 ottobre del ’49, giornata di derby. Ebbene: solitamente i giocatori, dal “Galletto”, per andare al campo prendevano un taxi. Su uno di questi erano il portiere Piani, l’attaccante Koenig, il difensore Pellicari, l’attaccante Aballey e il mediano molto “cattivo” Bergamo. Il taxi finì contro un altro taxi, fu quasi un disastro, per fortuna solo uno si fece male ma si rischiò di mandare all’aria il derby.

E quanti personaggi, allora, gravitavano attorno al “Galletto”: da Pietro Campodonico che scrisse l’inno genoano e ancora oggi è sulle “barricate” (si fa per dire) a Carletto Pernat oggi manager nel mondo motociclistico.

Di fronte al “Galletto” c’era il bar “Lino”, prima tenuto da Silvio il genoanissimo che vendeva dei ghiaccioli rossoblù. Insomma, Piazza Alimonda da allora è sempre stata la “piazza” storica del tifo genoano, dove nacque in un certo senso quel grande sentimento di appartenenza che caratterizza la tifoseria genoana. Ecco perché giustamente qualcuno è rimasto sorpreso di quello striscione proprio in un “luogo sacro”, tinto di rossoblù.

Un altro locale “storico” che mi viene in mente, tanto caro ai giocatori (per rimanere in tema) fu il “Mentana” alla Foce: il Nando, proprietario, viveva di Genoa. E in un primo tempo aveva un piccolo locale, pieno di reti caro anche ai pescatori, poi si allargò e fu lì che visse i suoi migliori anni al Genoa Gigi Simoni. Umanissimo, pronto ad ogni intervista, amico e sincero uomo di sport: bastava che tu passassi dalla Foce e una stretta di mano a Gigi non mancava mai. In un clima sereno e collaborativo: oggi per avere non dico una stretta di mano, ma solo una “battuta” da un allenatore, devi prima passare dalla Casa Bianca, poi dal Ministero della CIA, poi sottoscrivere cento carte bollate. Un disastro! Allora c’erano amicizie, professionalità, rapporti umani eccellenti. Già, non c’era Facebook né il malefico Twitter…

Vittorio Sirianni

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