UN TACCO DI CLASSE: fondamentale il rientro di Perin, vero “numero due” di Buffon

È vero che il portiere del Genoa ha toccato una palla sola (viscida e infida su punizione) ma si è dimostrato pronto


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Il presidente Preziosi era convinto di vincere. Era arrivato sorridente, dopo il successo della festa rossoblù, baciava tutti, amici e… nemici in tribuna stampa. Un bacio profondo a Massimo Donelli. C’era un gran bel parterre; ex giocatori, Pruzzo, Ruotolo (diventato opinionista curioso), c’era il re dei ristoratori rossoblù, Enzo Verrone da Santa Margherita (il “riso al pesto” per Veloso è il suo omaggio…), c’era il famoso stilista d’abbigliamento Andrea Morando, c’erano belle donne, pimpanti e divertite.

Ma purtroppo c’era anche la Fiorentina, la “Viola”, che per il Genoa è sempre stata una mezza sciagura: ricordate il gol del 3-3 di Mutu che impedì al Genoa d’andare in Champions? Ricordate ben sette anni fa l’ultima vittoria rossoblù con il tacco di Palladino? Poi più nulla. E ieri quando tutto sembrava fatto apposta per un Grifo alla grande, partito benissimo, stava surclassando gli avversari, sembrava che potessero crollare da un momento all’altro, ecco la Viola e la sua… influenza negativa (per non dire altro) sul Grifo. Tempesta, acquazzone, partita chiusa. Che jella! Il Genoa aveva dato l’impressione, se non la certezza, di avere in pugno la Fiorentina e di poterla battere tranquillamente.

Pazienza: inutile attaccare l’orrendo campo di Marassi. Lo conosciamo e pensiamo che lo avremo così per tutta la vita (se dal 1990, anno dei Mondiali, non è cambiato niente, figuratevi se accadrà qualcosa oggi…): d’altra parte Banti aveva una gran fretta di tornare a mangiar bene a casa sua, i due allenatori tutto sommato erano contenti così (Jurić, con un campo così, avrebbe fatto solo battaglia e non gioco, Sousa aveva capito che era una giornata no per i suoi).

Le regole strampalate, meglio le “non regole” che esistono nel nostro calcio, porteranno il recupero fra due oppure (peggio ancora) tra quattro mesi, quando (speriamo) Preziosi non avrà venduto nessuno, né Pavoletti, né Rincón, né Perin, mentre magari la Viola si sarà rafforzata e non sarà più la squadra molle e sfilacciata di ieri a Marassi.

Perin. Importante è stato il rientro di Perin. È vero che ha toccato una palla sola (viscida e infida su punizione) ma si è capito che è tornato il vero “numero due” di Buffon, mentre il tanto celebrato e santificato Donnarumma si è fatto beffare ingenuamente da un pallonetto che anche la mia nonnetta di ottant’anni avrebbe parato. Ventura stia attento alle lusinghe dei “poteri forti”, sappia che il miglior portiere italiano dopo Buffon, al momento, è sempre e ancora Perin. Lo ricordi e non si fidi troppo di diciassettenni in maturazione…ancora col biberon…fra i pali.

Mattia Perin (Getty Images)
Mattia Perin (Getty Images)

Domani. Passata la bufera, ecco il Sassuolo. Trasferta delicata, ma significativa per capire cosa valga davvero questa creatura di Jurić. Il Sassuolo, ormai, è compagine a livello Genoa, lo scontro è di quelli accettabili. Jurić sembra stia mostrando di capire formule e tattiche, l’aver inserito, ieri, Rigoni, l’aver messo Gakpé più vicino a Pavoletti, l’aver dato fiducia a Orbán sono tutte dimostrazioni che il tecnico di calcio capisce, conosce e sa valutare attentamente gli avversari.

E, poi, si nota la voglia di giocare e di vincere che traspare dai giocatori: in un’intervista, alla domanda fatta a Ocampos “Quale avversario non vedi l’ora di affrontare?”, lui ha risposto “Dani Alves”. Juve, capito? Non il libero del Crotone, con tutto il rispetto…

Vittorio Sirianni

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