Il Genoa Club Trieste rinnova le cariche e raggiunge quota 89 soci

Il nuovo presidente è Gianluca Zurlo mentre il vice presidente è Mitja Krizmancic: il presidente uscente Tommasini saluta con una bellissima lettera densa di spirito genoano. Sette nuovi membri sono entrati nel sodalizio rossoblù


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[tps_title]La lettera di commiato di Alberto Tommasini[/tps_title]

Cari amici genoani,

per prima cosa dovrei chiedervi scusa per il poco impegno che ho profuso nel mio ruolo di presidente negli ultimi 6 mesi. Ci tengo a sottolineare che questo disimpegno non è stato legato alle sofferenze indotte dal comportamento della squadra, ma a un subentrare di impegni di lavoro straordinario che ho faticato a gestire. Dico questo perché avrei voluto al contrario trovare i modi per condividere il sostegno che ciascuno di noi nel privato ha sentito verso la squadra nelle ultime convulse settimane della stagione.

Questi due anni sono cominciati con la mancata partecipazione alla Europa League, per i fatti che tutti noi conosciamo, sono passati per alcune trasferte trascorse insieme, spesso con i giovanissimi, e sono passate anche da quel 5:0 con il Pescara, che al di là del risultato ha portato con prepotenza alla nostra attenzione le fragilità e le contraddizioni del calcio. Su questo 5:0 si potrebbe parlare ore, fino ad arrivare alla vendita di Neymar al PSG a sottolineare quanto sia difficile ancora rintracciare dei valori condivisibili nel calcio di oggi.

E’ difficile difendere questo sistema di fronte a tanti amici che ci dicono che solo il basket o il rugby conservano i valori sportivi e li difendono dai prepotenti interessi dello spettacolo e del denaro. Ma il calcio non è il demone, è uno gioco, uno sport, che più di altri riflette e subisce le contraddizioni della nostra società. Ed è anche uno sport che evidenzia più d’altri l’importanza di valori veri. Io credo che la partita di Pescara evidenzi in modo particolare quanto lo spirito di gruppo, nello spogliatoio e in campo, possa drammaticamente influenzare le prestazioni di una squadra. Aver perduto alcuni uomini di impatto su questo spirito nella scellerata campagna cessioni invernale di Preziosi è forse la causa della disfatta più ancora di quanto lo sia il valore tecnico dei calciatori. Per questo, quando il Professor Scoglio evocava il tripallismo come caratterizzante della genoanità diceva una cosa vera che i tifosi hanno particolarmente apprezzato. L’attaccamento alla maglia che invochiamo non è semplicemente la richiesta di adempiere ad un contratto milionario, e sarebbe già abbastanza, ma è la richiesta di condividere i valori sportivi della genoanità. Guardate che non è retorica, non sono questi dei valori che valgono solo in uno spogliatoio di calcio, ma anche nei luoghi dove studiamo, lavoriamo e viviamo.

Per questo mi ha commosso, come credo abbia commosso molti di voi, l’ultima giornata del capitano Totti.

Recentemente il mio capo, il prof. Ventura della Clinica Pediatrica, ha proposto l’introduzione nei vocabolari del termine “bambinità”. In Italiano, aggiungendo il suffisso -ità a un sostantivo, si ottiene un nome astratto – più precisamente un nome di qualità. Bambinità è quindi l’essenza, l’insieme delle qualità essenziali proprie del bambino. Per noi il calcio è ancora la bambinità che ci portiamo sempre nel cuore: come già qualcuno prima di me ha osservato, si cambia idea politica, si cambia coniuge, talora si cambia anche la fede religiosa … ma non si cambia mai la squadra del cuore … almeno per chi è genoano. Anche il nostro Inno, con “la maglietta blu e i pantaloni rossi” sembra richiamare questo concetto. Forse per chi è genoano di più che per chi ha il cuore di altri colori. La frase di Pippo Spagnolo: “sei genoano, vuoi anche vincere?” non è una battuta tragicomica, ma una testimonianza esistenziale più profonda di quanto sembri. Perché il genoano è quel tifoso che quando risale dal terzultimo al quartultimo posto comincia a sognare la stella. Infatti, quando dalle gradinate cantiamo che “è la stella che vogliamo”, non vogliamo dire che abbiamo bisogno di vincere, ma soltanto che sappiamo sognare di vincere, sappiamo sognare che lo spirito del campo e della squadra, al di là dei valori tecnici, possa dimostrare che i valori della coesione, dell’impegno e dell’umiltà possono pagare. E questo sentimento va al di là del calcio, è il sentimento che permette a ciascuno di noi, nella vita, quando si perde, quando si è sconfitti, di continuare avanti, sognando che l’impegno, l’onestà, l’amicizia e la collaborazione possano valere più del potere, del denaro e della fortuna.

Alberto Tommasini

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