Il Genoa inciampa sul Frosinone e con soli due punti contro le cenerentole del campionato non riesce a chiudere il discorso salvezza. I fischi alla squadra sono stati ingenerosi e ingiusti. Prandelli e i calciatori, con sei risultati utili consecutivi, stanno comunque facendo bene. Solo un mese fa molti (me incluso) temevano di retrocedere.
Da Frosinone a Frosinone, del resto, è difficile aspettarsi di più da questa squadra, che tanto per dare l’idea, ieri è scesa in campo con ben 5 titolari diversi rispetto all’andata: Spolli, Sandro, Romulo, Pandev, Piatek.
Da Frosinone a Frosinone la stagione è stata abbondantemente compromessa dalle scelte societarie: triplo cambio di allenatore, cessione di Piatek incastrata nella solita rivoluzione di gennaio.
Le premesse, 1 girone fa, erano decisamente migliori, settimo posto a 17 punti e ambiente con il morale alle stelle. E invece ecco qui, nonostante le solite promesse, la solita stagione.
Alla 26 esima giornata dello scorso campionato il Genoa aveva, proprio come oggi, 30 punti, e il vantaggio sulla terz’ultima, la Spal, era di 10 lunghezze (9 sul Crotone che sarebbe poi retrocesso).
Due anni fa, stagione 2016-2017, il Grifone di questi tempi aveva 26 punti (media 1 a giornata), Mandorlini in panca e ben 13 punti di vantaggio sul Crotone che si sarebbe alla fine salvato dopo una rimonta pazzesca.
Nella stagione 2015-2016 il Genoa di Gasperini arrivava alla 26 esima con 28 punti, solo 5 in più proprio del Frosinone che sarebbe poi retrocesso.
Alla fine dei salmi, anche la stagione 2018-2019 sarà archiviata come l’ennesima stagione del “vorrei ma non posso” del Grifone.
In questo scenario, fischiare Prandelli e i calciatori, è profondamente ingiusto. La colpa del non-spettacolo di ieri, così come quello di Verona, è tutto di Preziosi, Perinetti e dei loro collaboratori.