Eduardo, Dainelli, Veloso e Toni, ovvero la spina dorsale del Grifone

Esprimo un sentimento. La Juve di ieri mi ha ricordato una squadra con la maglietta molto colorata versione 2009-2010: calci, fortuna, catenaccio organizzato. Il doppio autogollonzo Dainelli Eduardo è già leggenda. Le traverse del Luigi Ferraris ancora tremano. La Juventus è stata abilissima a raddoppiare e arroccarsi con un 8 – 2 – 0 nella […]


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Esprimo un sentimento. La Juve di ieri mi ha ricordato una squadra con la maglietta molto colorata versione 2009-2010: calci, fortuna, catenaccio organizzato. Il doppio autogollonzo Dainelli Eduardo è già leggenda. Le traverse del Luigi Ferraris ancora tremano. La Juventus è stata abilissima a raddoppiare e arroccarsi con un 8 – 2 – 0 nella propria area di rigore. Legittimo per carità: la Vecchia Signora non ha “rubato” nulla, anzi, ha meritato di vincere. Consentitemi però, una riflessione: le grandi, grandissime squadre sono altre. Chi ricorda in quel di Marassi una spaziale Inter targata Special One, capace di giocare ed esaltarsi a prescindere dall’evoluzione del risultato?

Oltre la singola partita, il ragionamento da fare è tuttavia un altro. In ogni squadra ci sono quattro giocatori essenziali, portiere, libero, registra e centravanti. L’anno delle meraviglie Rubinho, Ferrari, Thiago Motta e Milito erano interpreti capaci di far rendere anche i compagni al massimo (Bocchetti, Biava, Juric e Sculli su tutti).

Il rimpiazzo di questi quattro giocatori ha costituito e continua a costituire un problema: Amelia, Moretti, Dainelli, Kharja, Floccari, Suazo, Acquafresca e Crespo sono incorsi in problemi fisici o ambientali che ne hanno ridotto il rendimento atteso.

Quest’anno il Presidente Preziosi ha puntato su Eduardo, Veloso e Luca Toni, oltre su un recuperato Dainelli. Se l’Ex Viola è efficace ed encomiabile per grinta, grazie anche alle ottime prestazioni di due Ranocchia e Kaladze, l’inserimento degli altri è ancora da completare. Eduardo è fortissimo e decisivo sulle uscite basse, più incerto tra i pali. La domanda è: con il cambio di allenatore serve ancora un portiere abile soprattutto nell’uscire a valanga sui piedi dell’avversario lanciato a rete? Questa situazione tattica con Gasperini si verificava spesso. Con Ballardini, si spera, molto meno.

Miguel Veloso è un fuoriclasse, ha un sinistro fatato, è abile nei calci da fermo, nei cambi di gioco e nei tiri da lontano. Tuttavia è poco dinamico, poco aggressivo e probabilmente il Genoa deve ancora trovargli una collocazione tattica appropriata. Il bel Miguel è uno che può fare la differenza, ma deve trovare continuità e agonismo: in Italia il futball non è bailado.

Luca Toni deve essere servito dal fondo, avere una punta veloce a fianco e un incursore dietro che possano beneficiare degli spazi che crea. I gol con Roma e Bologna sono emblematici. Possiamo chiedere a Luca di prendere palla, marcato da due uomini, spalle alla porta, girarsi e andare in rete da solo? Solo Diego Milito era in grado di giocare così, ma parliamo del più forte attaccante al mondo, spalle alla porta. I rientri di Palladino e Palacio aiuteranno. Non gettiamo però la croce addosso a Luca, che oggi è obbligato a fare reparto da solo. O comprendiamo il suo modo di giocare e lo aiutiamo, oppure vuol dire che l’acquisto è sbagliato.

Domenica siamo a Brescia per una partita di fuoco: campo pesante, Rondinelle con l’acqua alla gola. Dovremmo ritrovare Iachini: una nostra vittoria potrebbe far saltare la sua panchina. Noi Genoani dovremmo smettere di dare importanza a certi tristi ricordi e valore ad antagonisti che giustamente si fregiano di lottare e magari battere il Grifone. Noi siamo il Genoa, la Storia del Calcio. Dobbiamo vincere per questo.

Federico Santini

federico.santini@yahoo.it

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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