Martinez, ass. Casa de la Cultura Peruana, a PG: “Lapadula, che male quel no… Ma siamo pronti al perdono”

Il presidente dell'associazione culturale con sede a Genova: "In Perù il calcio è amato come in Brasile. Speriamo che l'Albirroja vada al Mondiale"

Gianluca Lapadula (Foto Valerio Pennicino/Getty Images)

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Pianetagenoa1893.net incontra in esclusiva Antonio Martinez, presidente della Casa de la Cultura Peruana. L’associazione culturale no profit, con sede a Genova in via Bonacchi 24, è il ponte che collega il capoluogo ligure con il Perù: terra oltre oceano che la passione per il calcio riesce ad avvicinare alla Lanterna. Un buon motivo per parlare anche di Genoa e di Gianluca Lapadula, bomber rossoblù con sangue inca per via di mamma.

Quanti sono i peruviani presenti in Liguria? «L’enclave peruviana conta quasi settemila persone nella Regione, tremila dei quali solo a Genova e nel suo interland. É la sesta comunità più presente in tutta la Liguria, con un altro picco nella città di Chiavari, a levante».

Com’è percepito il calcio in Perù? «C’è lo stesso amore che si trova in Brasile. Mio figlio è genoano, io simpatizzo per il Grifone giacché la mia squadra del cuore è l’Alianza Lima, la squadra del popolo perché, a differenza del Club Universitario de Deportes, rappresenta e fa giocare anche i neri peruviani. In patria siamo tutti orgogliosi della nostra Nazionale Blanquirroja che rischia, grazie a Careca, di qualificarsi alla prossima Coppa del Mondo in Russia. Non succede da trentasei anni, dal 1982».

Appunto, la Blanquirroja. Lapadula ha preferio l’Italia: come avete reagito in Perù? «É stata una scelta professionale che abbiamo rispettato, senza però nascondere che ci ha fatto male. Ci è dispiaciuto perché nel Perù hanno giocato grandissimi campioni che hanno rinunciato a tutto pur di vestire quella maglia: da Teofilo Cubillas, Hector Chumpitaz, Hugo Sotil, Cesar Cueto fino ai più recenti Claudio Pizarro e Pablo Guerrero».

Se ci sarà un incontro, tenderete la mano a Lapadula? «Avendo la madre proveniente dalla nostra terra Lapadula poteva compiere un salto di qualità professionale con il Perù e, chissà, disputare il Mondiale da titolare. Personalmente sono disposto a perdonarlo nonostante quel dispiacere che ha dato a tutti noi. Speriamo che prossimamente succeda qualcosa di positivo».

Alessandro Legnazzi

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