Genoa-Torino, cronaca della domenica perfetta

Cronaca di un Genoa-Torino visto, per la prima volta nella mia carriera, da tribuna stampa e mixed zone


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Ecco il secondo tempo, mi affretto a tornare alla mia postazione e nel mentre il Genoa attacca dalla parte opposta rispetto alla Nord. Tutto ha un senso: nei primi 45′ l’obiettivo era quello di segnare e allora la spinta della Nord andava posizionata dietro a Joe Hart. Nella seconda frazione, invece, occorreva gestire e allora ecco che ad aver bisogno del supporto di casa sarebbe stato Lamanna. Non fa una piega, come ragionamento: si riparte a cantare, con una pausa solo nel momento in cui Ljajic si trova a battere una punizione da posizione invitante. Ma tra una marea di fischi scroscianti il pallone sibila oltre la traversa. E’ il momento giusto, quello in cui Simeone trova il raddoppio. Delirio, il Cholito che aggiusta col tacco di quel che basta affinchè la sfera varchi completamente la linea. Prima volta mia al Ferraris, dodicesimo centro stagionale per Gio. Re Mida, dopo il primo pallone toccato. Il tripudio raggiunge il suo massimo livello, i freni inibitori svaniscono e Pandev si scalda a bordocampo. Chiaro, Gio non era al meglio e dunque meglio toglierlo prima di ricadute: dentro Goran, a cui il benvenuto arriva da un petardo scoppiato fragorosamente.  E’ 3-4-1-1-1. Esce anche Rigoni: segno della croce, applausi a più non posso, gente in piedi, standing ovation. Abbraccio con Juric e gesto di liberazione indirizzato ai compagni in panchina: dentro Munoz (con accoglienza freddina, a dire il vero), Biraschi si alza sulla corsia destra. Quando poi Maxi Lopez rileva Acquah, all’argentino non si perdona la rete che decise un derby. Fischi a palate. Gallo e Gallina in campo. Comunque, Juric si sbraccia e fornisce indicazioni. Non si capisce se sia difesa a 4, 3-4-3 con Lazovic avanti o ancora 3-5-2 compatto. Lamanna sbaglia un rinvio, il Toro butta nella mischia Iago. Applausi anche dal pubblico genoano, che evidentemente non lo ha dimenticato. Un “Forza” parte dalla Nord, il settore opposto risponde con “Vecchio”, la controrisposta non si fa attendere: “Cuore Rossoblù”. Come una favolosa eco, come due casse di una stessa sorgente audio, come due arterie collegate allo stesso cuore. Gentiletti si prodiga in un buon disimpegno, Lazovic crea, Lamanna poco sicuro. Sulle corsie il Torino affonda, la premiata ditta Darko & Diego lo capisce e non si fa pregare. Ljajic, tra le fila avversarie, ha nel frattempo arretrato il suo raggio d’azione e ora va a prendere palla a centrocampo con la speranza di creare qualcosa. Si vede Ntcham con la 10 a bordocampo: fa il suo ingresso per Biraschi, ora è 3-5-2 puro. Applausi moderati per il centrocampista di scuola City.

Pandev gioca di fino, il ruolo di seconda punta orbitante intorno a Palladino gli fa bene e allora si ricomincia a giostrare. Pare poi che il fulcro della manovra genoana assuma le sembianze di Ntcham. Curioso, no? Cofie per Lazovic, dribbling tentato ma non riuscito. Insoddisfazione, ma ci sta. Viene ammonito Boyè ma meritava il rosso dopo che per l’ennesima volta Laxalt era scappato via. E’ l’80’ e Diego ha ancora voglia di correre. Simeone dalla panchina si agita. Ancora Ntcham illumina: grandissimo recupero su Maxi Lopez e slalom con tanto di veronica. Il Ferraris ruggisce, perfino a Olivier riescono certe cose. Ntcham-Laxalt-Pandev-Palladino: le trame di gioco hanno quest’asse, pur con ordine variabile. Il Torino pare una fiammella a cui progressivamente si toglie il poco ossigeno rimasto, cosicchè si affievolisca mestamente. Gli applausi accompagnano la gestione del pallone, la festa comincia al 40′ del secondo tempo. Si lotta, si soffre, eventualmente si spazza pure. Al 43′ Ljajic trova il gol su deviazione della barriera, ma va bene così. Ancora Ntcham in possesso palla: dalla tribuna stampa un collega sbraita “Tienila, tienila” e invece il 10 prova a servire Lazovic ma sbaglia. Quattro sono i minuti di recupero che separano il Grifone dalla salvezza, succede ben poco. Ansia, nervosismo e paura sono strappati via dal triplice fischio. “Genoa, Genoa!” è l’urlo incontrastabile sopra il cielo di Marassi. Le ultime energie, gli ultimi fiotti di sangue arrivati ai polmoni, sono stati impiegati così. Si intona l’inno, sventolano bandiere, tutta gioia. Finisce due a uno. E, soprattutto, salvezza. L’inno, la squadra sotto la Nord con Juric applauditissimo in testa, sono tutti materiali da foto ricordo.

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