Psicodramma rossoblù

Il Genoa è stato sconfitto dalle sue magagne più che dal Chievo

Gìo Simeone (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Sconfitto dalle sue magagne più che dal Chievo. Questo il riassunto più emblematico del ritratto che La Stampa nella sua edizione savonese traccia, questa mattina, a proposito dell’opaca prova offerta ieri dal Genoa. La marcia reale da piazza Alimonda fino al Ferraris, il cuore pulsante della tifoseria organizzata che si sposta tumultuosamente stipandosi in Nord, mentre il resto dell’impianto non è proprio al gran completo: questi i fotogrammi decisivi nel descrivere quello che il quotidiano torinese definisce uno psicodramma. La mancata presenza di un forse annunciato Preziosi altro non ha fatto che lanciare la miccia ai vari fumogeni che hanno fatto propendere per l’interruzione della gara. La gara che non si poteva sbagliare, quella decisiva, quella storica, è improvvisamente diventata una Caporetto. L’ennesima Caporetto, con lo stesso copione e gli stessi attori di quelle precedenti: le ventimila anime sugli spalti hanno contestato e tifato, protestato ma sostenuto la squadra. Il 3-4-1-2 di Juric ha fatto bene ma fino ad un certo punto, l’avvio tambureggiante è poi gradualmente scemato fino a crollare. Il ko alla fine non è irrimediabile, l’Empoli ha perso al Castellani col Sassuolo e il Crotone ha bloccato il Milan sull’1-1 all’Ezio Scida, ma di certo non è un bel segnale. La reazione di Ivan, dalla panchina, è stata tardiva: quasi paralizzato da quel che accadeva in campo, in una cornice folle e tumultuosa. Ecco dunque come si è arrivati a fallire la partita della vita.
Matteo Albanese
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