Pandev + Lamanna = salvezza

Una semplice operazione matematica rappresenta meglio di ogni altra cosa la vittoria del Grifo ieri al cospetto dell'Inter

Ivan Juric (Getty Images)

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E’ una scienza esatta, la matematica. Possiamo disquisire sulle sue origini, sul suo maggior esponente, sul futuro di alcune sue componenti, ma certamente non possiamo metter in dubbio la sua esattezza. Sa essere così felicemente ben disposta, ma anche tremendamente crudele: lo sa benissimo Il Messaggero, che nella sua sezione sportiva odierna tira le fila del discorso. Se la questione salvezza pare ormai risolta a favore del Genoa, nella domenica in cui il Palermo pareggia e sprofonda nell’incubo della B, per l’Inter permane la crisi acutissima dell’ultimo periodo. Sembra quasi normale, nella stagione-tipo nerazzurra, che nella seconda parte dell’anno si butti via tutto quanto di buono conquistato col sudore nel girone d’andata.

Ieri, Pioli e il suo undici sono venuti a Genova: il loro biglietto da visita faceva abbastanza timore (due mesi fa rifilavano un 5-1 e un 7-1 a Cagliari e Atalanta, arrivando ad alitare sul collo alla zona Champions), ma in fin dei conti la pochezza di questa formazione si è vista in tutta la sua realtà. Non è più quella macchina da guerra capace di affondare pressoché ogni avversario Juve compresa, semmai è un vecchio vestito rattoppato e raffazzonato giusto per farlo rimaner in piedi fino a quando non se ne comprerà uno nuovo. Senza ritmo, senza idee, senza qualità (ma tutti i milioni spesi per Gagliardini?), senza dettami tattici attuabili nel concreto, senza testa (le proteste di Kondogbia gli valgono il rosso) e senza quel cinismo necessario quando, a Genova, sei sotto di una rete. Candreva che sbaglia il rigore, è nella mente di ogni tifoso genoano: il tiro dal dischetto che Damato non ha concesso al Grifo per atterramento indebito di Medel su Simeone, idem con patate. Semmai, la sorte ha voluto prendersi gioco dell’Inter facendo sì che l’entrata di Pandev per il povero Cholito infortunato decidesse la partita. La girata di Goran, così spontanea dopo il bolide partito dai piedi di Miguel Veloso, è l’ennesimo dettaglio che condanna i milanesi: in fondo, davanti a lui (Andreolli a parte, ma è scivolato), nessuno si era premunito di occuparsi dei ogni minima flebile marcatura. Molto meglio così, per il Genoa, che torna alla vittoria davanti al suo pubblico e parte per Catania col serbatoio pieno di buoni propositi. Primo tra tutti, vincere a Palermo per metter definitivamente da parte la salvezza acquisita. Perchè la matematica, quella sì, è una scienza esatta.

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