Il miracolo di Juric, il Grifo ha distrutto l’Inter

Il tecnico croato ha poi chiamato i suoi a bissare la prova di ieri anche contro il Palermo

Juric corre in contro a Gentiletti (da genoacfc.it)

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“Noi siamo il Genoa, chi non è convinto posi la borsa e si tolga le scarpe”. La scritta di scogliana memoria che ieri campeggiava nel cuore della Nord, in modo tale che fosse impossibile non vederla, è anch’essa uno dei fotogrammi con cui descrivere un pomeriggio vittorioso e ricco di emozioni. Dal ritiro punitivo di Acqui Terme a Genova, di nuovo davanti ad un Ferraris traboccante di genoanità. Ora c’è da preparare la sfida del Renzo Barbera, e solo dopo si dovrà pensare a come il Grifo sia finito in questo baratro dopo una prima parte di stagione totalmente ad altre latitudini.

Juric, dopo la partita contro il Chievo, chiosava di aver scorto quei due elementi che a suo dire avrebbero potuto rilanciare il suo Genoa: un’entrata più decisa del solito, un pallone spazzato via con forza. Segni di un team che non molla, segni di una personalità ritrovata. Non c’erano alternative al lieto fine, comunque, almeno in un pomeriggio in cui il Genoa ha capito che questa Inter sarebbe stata battibile. In una stagione che per stessa ammissione di Juric poteva andare in modo diverso, è tornato il Genoa. Così com’è tornato Eugenio Lamanna, numero 12 tanto bistrattato e criticato, accantonato in panchina da Mandorlini a favore di Rubinho ma autore di una prestazione sublime contro i nerazzurri, sottolineata dal decisivo rigore parato a Candreva.  E che dire di Pandev, rigenerato dopo un anno e mezzo a stento? Da centravanti puro, il macedone che aveva difficoltà a giocare spalle alla porta ha siglato la sua terza marcatura stagionale consecutiva. Era dal 2014 che mancava all’appuntamento col gol. In tutto questo, ecco però una nota negativa: è l’infortunio del Cholito Simeone, uscito dopo un sospetto contatto con Medel e rilevato proprio dall’ex Inter poi andato a segno. Eppure, Ivan non parrebbe troppo preoccupato: in gruppo rientrerà Pinilla, uno che negli allenamenti si allena con intensità.

Il tecnico croato, che ieri ha gettato nella mischia Biraschi e Beghetto (quest’ultimo molto convincente), ha ricordato poi le sue origini (è di Spalato) e come la gente della Dalmazia viva d’emozioni: dalla lacrime di pianto post-Chievo al tripudio di ieri, il passo è brevissimo. Ha poi concluso dicendo di voler bersi una birra e stare un po’ con sua moglie prima del nuovo ritiro. Perchè la testa va al Palermo, da ieri matematicamente condannato alla B. A riportarlo, La Repubblica – Genova.

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