Il Genoa potrebbe andare ad un fondo cinese o americano

Il Corriere dello Sport pubblica un'inchiesta sulle proprietà straniere nel nostro calcio, a 20 anni dal Lanerossi Vicenza. Ma nel 1893, a Genova, un presidente inglese era già a capo di un club...


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Nel lontano 1997, vent’anni fa, il Lanerossi Vicenza passò in mano ad una proprietà straniera. Fu il primo club ad abbattere le frontiere: dopo il crack finanziario e le vicende relative al fallimento della società, ecco che il gruppo inglese Enic (impegnato nel settore petrolifero) acquistò la squadra dinanzi allo stupore generale. Non si scompose invece l’allora presidente della Federcalcio Luciano Nizzola, che chiosò come non fosse stupefacente che un gruppo estero si interessasse al Vicenza. Da allora, è stato inaugurato un lungo periodo nel quale il made in Italy ha dovuto per forza di cose ceder il passo agli investimenti stranieri: Bologna, Milan, Inter e Roma sono già passate di mano (Saputo, Pallotta, Gruppo Suning e Zhang Jindong i rispettivi presidenti), la prossima potrebbe esser il Genoa.

Il club più antico d’Italia ora si trova in una situazione tale che Preziosi voglia cedere e Gallazzi abbia richiesto una pausa fino al mese di settembre. Dietro alla Sri Group, riporta il Corriere dello Sport nell’inchiesta pubblicata stamani sulle proprietà straniere del calcio nostrano, ci sono fondi americani o cinesi che si disputerebbero una sfera d’influenza nel Grifone. Certo, i casi in cui il quadro sia peggiorato vi sono e sono anche lampanti: il Parma di Rezart Taçi (ma in precedenza anche Ermir Kodra), il Bari di Noordin Ahman, il Monza di Emery e Birghman, il Pavia di Xiadong Zhu. In tutto questo però, conclude il quotidiano, è d’obbligo una riflessione. Il calcio nostrano è nato nostrano, ma oltre un secolo fa c’era già un gruppo di stranieri immischiati nelle faccende del football italiano. Era il 1893, e un tale Charles De Grave Sells fondò una società filo-inglese a Genova della quale sarebbe stato il primo presidente. Straniero, naturalmente.

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