Il Genoa fallisce il match point, Juric va in lacrime e si teme la B

Il Corriere dello Sport assimila i fumogeni partiti dalla Nord a un Grifone fragile e psicologicamente assente

Ivan Juric (Getty Images)

Quella fiera creatura che è stata fortificata in settimana da dichiarazioni d’orgoglio e fierezza, si è sciolta come neve al sole. La salvezza è in bilico, la contestazione si è vista in tutta la sua imponenza, il morale è sotto le scarpe. Vedere Juric uscire dalla conferenza stampa in lacrime è solo il culmine di un iceberg assai profondo. Il legame con un Genoa-Siena del quale i daspo sono scaduti ieri è più che mai evidente. La sospensione dell’incontro, ieri, non è però avvenuta per la richiesta di maglie o roba simile: fumogeni, petardi, bombe carta, una gigantesca cortina che si innalza dalla Nord e pervade l’aria soprastante il terreno di gioco. Secondo il Corriere dello Sport, questa cortina è assimilabile a quella manifestatasi nella testa di un Grifone fragile e psicologicamente assente, colpito a freddo da Bastien e dall’ex Birsa dopo due disattenzioni del muro difensivo rossoblù. Due testate d’oro per il Chievo, due capocciate contro l’asfalto per Burdisso e soci: il Chievo ora è salvo matematicamente, il Genoa più che mai dentro quella vorticosa spirale che risponde al nome di “zona retrocessione”. Nella giornata in cui al Crotone riesce il miracolo all’Ezio Scida e il gap col Grifo si assottiglia ulteriormente, sono ormai 18 le giornate di assenza dei tre punti. Un girone intero, riporta questa mattina Il Corriere dello Sport, che evidenzia poi l’errore (decisivo) di Simeone dal dischetto, dopo che l’unica nota positiva della serata (Pandev) si era guadagnato il tiro dal dischetto. Il 4-4-1-1 di Maran, per nulla irresistibile, ha sfondato la linea davanti a Lamanna di sole due occasioni. La 300esima presenza in campo di capitan Burdisso è poi stata macchiata dall’errore dei suoi compagni di reparto: se Munoz si è lasciato colpevolmente sfuggire Bastien, lo stesso ha fatto Gentiletti permettendo a Birsa di colpire mortalmente beffando l’inutile volo di Lamanna. Il resto è una reazione di pancia piuttosto che di testa, come confermato da un Ivan Juric ai limiti del psicodrammatico, nel momento in cui abbandona anzitempo i giornalisti per rinchiudersi nel suo pianto. Liberatorio, consolatorio, non ci è dato saperlo. Si apre sempre più la strada della retrocessione, e con essa si moltiplicano infinite volte le paure, i timori, la delusione.
Matteo Albanese
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