Caso Izzo: è un processo boomerang per la Figc

Allo stato attuale, il quadro probatorio contro il giocatore del Genoa è praticamente inesistente

Izzo annoda le gambe a Cuadrado (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

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E’ pungente, l’editoriale apparso questa mattina nella sezione sportiva de Il Giornale della Liguria. Il processo relativo al presunto coinvolgimento di Armando Izzo nella vicenda-calcioscommesse (risalente al 2014, in cui il difensore vestiva la maglia dell’Avellino) rischierebbe infatti di minare l’immagine della Figc e della giustizia sportiva per una serie di questioni: in primo luogo, ci si è ridotti all’ultimo per depositare materiale nuovo in modo da (voler?) prendere controtempo la difesa del giocatore. In secondo luogo, la pena spropositata (6 anni) non sarebbe minimamente proporzionabile a quella inflitta ad esempio alla società campana (7 punti di penalizzazione), e dunque si configurerebbe meglio come una sorta di punizione esemplare piuttosto che come una coerente pena. Aggiungeteci poi che il nome di Izzo sia stato tirato in ballo da un pentito del quale già numerose affermazioni sono state smentite dai fatti (emblematico il caso di una presunta puntata di 400mila euro su una rete subita dall’Avellino, discordante col fatto che a livello nazionale l’importo scommesso sia stato di soli 44mila euro). Insomma, il caso è ben poco chiaro: le telefonate ad Izzo non risulterebbero poi dai tabulati telefonici a proposito di personaggi tenuto particolarmente d’occhio dagli inquirenti in quanto membri di clan. Da quanto emerge, mancano dunque delle prove concrete. Già nel 2005 il Genoa pagò dazio a questa questione con l’uso disinvolto di intercettazioni telefoniche che poi furono riconosciute inutilizzabili come prove.

Matteo Albanese

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