Davide Ballardini ha migliorato il Genoa più di quanto abbia fatto Diego Lopez con il Cagliari. Lo dicono i numeri, che spesso hanno anche torto, e lo stato di salute delle rispettive squadre. Domani al Ferraris si affronteranno Genoa e Cagliari e un girone dopo gli scenari sono radicalmente cambiati. A ottobre c’erano Rastelli e Juric, due enfant prodige della precedente Serie B dissolti ai primi bagliori dell’autunno; a marzo ci sono Ballardini e l’uruguagio dal capello argentato, accomunati dalla stessa missione di salvezza.
Il tecnico di Lugo ha migliorato sensibilmente la classifica e la fase difensiva del Grifo, inserendo di recente maggiore qualità negli ultimi venticinque metri di campo. Il lavoro di un allenatore è percepibile quando migliora il rendimento di più singoli che elevano, di conseguenza, la qualità generale della squadra. Nel Genoa questo è ben visibile in Spolli, Laxalt e Pandev. Una colonna vertebrale più dritta rispetto alla precedente gestione che sicuramente non è rintracciabile nel Cagliari con i 41 gol subiti e solo 23 realizzati.
Diego Lopez, a differenza di Ballardini, ha un attaccante-traino in Pavoletti, anche se la media realizzativa del livornese è lontana parente di quella che aveva ai tempi del Genoa. Con i suoi sei gol ha rastrellato quattro punti tra la rocambolesca vittoria con il Benevento e il pareggio in rimonta con la Sampdoria: dall’altra parte, ad esempio, Rigoni ha potato in dote sei punti con un terzo di gol di Pavoletti. Questo significa essere determinanti per la salvezza, obiettivo che il Cagliari può conseguire all’ultimo se manterrà la media di un punto a partita. Il Genoa, invece, in prospettiva può salvarsi con almeno quattro giornate d’anticipo. Il Grifone sta viaggiando a una velocità superiore dei sardi (1,7 punti a partita) e questo è il principale merito di Davide Ballardini.
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