Finisce l’anno anche in casa Genoa, un anno calcistico difficile e confuso dove ancora una volta il tifoso rossoblù resterà in attesa del piccolo salto di qualità che attende da tempo. Tra giocatori (e allenatori) che vanno e che vengono, promesse mancate, scommesse vinte, flop e vere e proprie esplosioni, il 2018 del grifone si chiude tra mezze delusioni e timidi sorrisi.
Promossi
Piatek, la scommessa di Preziosi, sicuramente si consacra come il crack stagionale, un colpo che decuplicherà il capitale investito per portarlo a Genova, stesso discorso per Kouamè che da semi sconosciuto si è imposto come rivelazione tecnica. Sorprendente la maturazione di Biraschi che si è imposto come leader della retroguardia assieme a Mimmo Criscito che ritorno in Italia dopo gli anni trascorsi allo Zenit.
Biraschi 8: Raccoglie le redini di Izzo e lo supera come rendimento, in pochi se lo aspettavano. Forza fisica, lettura delle dinamiche di gioco e progressione palla al piede i campi in cui è riuscito ad eccellere. Punto fermo della difesa, speriamo anche di quella futura, si candida anche a una maglia della nazionale grazie alle prestazioni di livello a cui ha abituato la sua platea. Pochi cali di concentrazione e tanta grinta.
Piatek 8: Tanti gol, altrettanto fiuto per la porta. Sa attaccare lo spazio, le sue reti le costruisce dal primo controllo palla che si riscontra solo nei giocatori di classe superiore, basti pensare alla rete contro il Chievo dove grazie ad esso ha messo fuori causa ben tre difensori. Meriterebbe un 9, ma a volte il suo “egoismo”, tipico dei veri attaccanti, lo porta a preferire la fame per la porta alla scelta più utile al bene dell’azione. Deve migliorare nella ricerca del passaggio decisivo anziché calciare sempre e comunque, anche da posizioni proibitive.
Kouamè 7: Inizia alla grande. Passo svelto, gioco di gamba veloce e capacità di andare in gol. L’inesperienza in Serie A la supera già dalla prima gara con l’Empoli. Ultime prestazioni in calando, complici forse le voci di mercato che girano attorno al suo nome
Criscito 6.5: Torna dopo anni di calcio più blando come ritmi rispetto alla Serie A, salta buona parte di ritiro per infortunio al piede e l’iniziale collocazione nella linea dei 5 di centrocampo nelle prime apparizioni non lo agevola. Ballardini lo schiera successivamente nel trio di difesa e aumenta come rendimento. Le sue prestazioni non sono sempre di livello “champions”, ma rivederlo con la maglia del Genoa, nel suo stadio, scrive una pagina di calcio nel capitolo delle bandiere.
Lazovic 6.5: Da anni visto come un gregario titolare, esterno da schierare in mancanza d’altro. Con la serietà e l’impegno diventa giocatore importante e affidabile. Un vero soldato al servizio del grifone che si è conquistato grazie al lavoro e al sudore che versa in campo. Non tutte le sue prestazioni sono da ricordare, ma strappa una abbondante sufficienza.
Perinetti 6.5: Uomo di calcio e di gestione societaria. Dopo anni arriva a Genova un professionista capace di rappresentare un collante tra squadra e dirigenza (di cui fa parte). Scende sempre a fianco dei “suoi” ragazzi in tutte le partite di campionato e dimostra serietà in ogni sede in cui è chiamato a operare.
Bocciati
Sandro 5: Salta la preparazione per problemi fisici e fatica a ritrovare la forma. Avrebbe dovuto essere l’uomo in più del centrocampo, non riesce a diventarlo.
Romulo 5.5: Nulla da dire sotto il punto della vista della corsa e del lavoro di polmoni, ma in fase di impostazione c’è da rivedere alcune cose. Arriva quasi sempre in fondo al campo, poi quando c’è da crossare la situazione cambia: i suoi traversoni risultato spesso imprecisi.
Veloso 5.5: Ritorna dopo i mesi di svincolo e non si impone, ma non si può dargli una insufficienza piena visto che le partite giocate sono state complessivamente poche e rese più complicate da un’assenza di preparazione estiva nelle gambe. La situazione ambientale nei suoi confronti non lo agevola, più volte al centro di mugugni al primo passaggio errato, da sottolineare che i passaggi sbagliati non sono rari. Sulla carta, viste le caratteristiche tecniche, può ritornare ad essere il giocatore di un tempo e l’interesse del Milan è la dimostrazione di ciò.
Marchetti 5: Arriva a Genova in cerca di rilancio, ma non riesce a tornare quello di un tempo. Radu lo scavalca nelle gerarchie
In attesa di giudizio definitivo
Romero 6 (potenzialmente 7): Talento in rampa di lancio, l’irruenza e i troppi cartellini presi quasi gratuitamente lo mettono in difficoltà così come la squadra stessa. Può diventare un campione, bisogna lavorarci sopra.
Radu 6.5 (potenzialmente 7): Errori e papere nella prima parte di stagione, poi una lenta risalita. Tra i pali agile e miracoloso, da rivedere nelle uscite. Spesso criticato e accusato per via degli errori che hanno caratterizzato una decina di gare, impara a convivere con i mugugni e a trasformarli in applausi nell’ultimo mese.
Rolon 6 (potenzialmente 7): Emerge sul finale dopo mesi di fermo a Pegli. Sembrava ai margini, poi Prandelli lo tira fuori dalla naftalina. Incontrista e faticatore, uno come lui serviva al grifone.
Altri giocatori:
Difensori: Zukanovic 5.5; Pereira 5; Gunter 6; Lisandro Lopez s.v; Spolli s.v; Lakicevic s.v
Centrocampisti: Bessa 6; Hiljemark 6; Mazzitelli 5.5; Omeonga s.v; Medeiros 5
Attaccanti: Lapadula s.v, Pandev 6; Favilli s.v; Dalmonte s.v
Portieri: Vodisek s.v
Allenatori
Prandelli 6 (in attesa di valutazione più definita); Juric 4; Ballardini 6