Zangrillo si prende il Genoa: è l’unico certo della conferma

Il presidente ha sfoderato classe, maturità istituzionale e lucido spirito critico dopo la retrocessione

Zangrillo Spors Klos Blessin Genoa
Blessin tra Zangrillo, Spors e Klos (foto di Genoa CFC Tanopress)

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É iniziata la fase più difficile per il Genoa e per i suoi tifosi: quella della convivenza forzata con la meritata retrocessione. Un anno così difficile, per prima squadra, Primavera e intero settore giovanile, mai lo si era vissuto e le ripercussioni, a partire dalla relegazione in un campionato minore che rappresenterà non più di otto capoluoghi di provincia italiani, saranno di difficile gestione per un gruppo di comando ancora acerbo ed eterogeneo che ha peccato di inesperienza e di presunzione. Tuttavia, è emersa una figura autorevole, alto guardiano della genoanità, che a Napoli ha fatto scuola ai dirigenti rossoblù: è Alberto Zangrillo, il professore è salito in cattedra e l’aula ha taciuto ogni rumore. Il presidente non ha cercato attenuanti o infangato la precedente gestione ma, bensì, ha sferzato con stile l’operato di Spors e Blessin, una coppia non più inscindibile, mettendo tutti sotto esame. Pure lui si è chiamato dentro, al pari di ogni altro coinvolto, ma il cda genoano non faccia la follia di privarsi di Zangrillo.

Un intervento di totale assunzione di responsabilità e ammissione di colpa come mai se ne erano sentiti in diciotto anni (l’apice resta un «Non mollo» sguaiatamente reiterato in piazza infiammando un microfono), una lucida capacità analitica sfoderata nel momento più tumultuoso, tratto di ogni buon medico, che denota maturità e sensibilità istituzionale. Zangrillo si è preso il Genoa. Il suo concreto paternalismo, espresso dicendo «I nomi non contano, i giovani non contano se non li protegge un progetto credibile», è stato un omaggio a Franco Scoglio quando il Professore proferì con il suo noto impeto la massima «I presidenti, le società e gli allenatori passano, ciò che resta è la storia di questa città e di questa tifoseria». C’è un divario tra i valori dell’incrollabile Popolo genoano e i valori tecnici che il gm Spors non ha colmato («Occorre adeguarsi alla competizione») perdendo la disperata scommessa stipulata a gennaio: la A è una materia seria che presume rispetto qualora non ci sia conoscenza.

Il credito con la tifoseria si è giustamente esaurito «perché abbiamo tradito la loro fiducia», Zangrillo trattiene la pazienza ma arriva a dire che «non sono abituato a fare il buffone». Il presidente pronuncia più volte la parole “credibilità”, un termine pesante come un macigno, ciò che prima il Genoa non era e non lo è ancora diventato sebbene lo possa diventare perché il futuro è economicamente al sicuro, beninteso che la multinazionale 777 Partners dovrà intraprendere un lungo percorso virtuoso onde evitare un Parma-bis in quanto a colossale e infruttifera movimentazione di denaro in cadetteria. E infine la lezione più bella di Zangrillo: «Il Napoli ha avuto rispetto per il Genoa come il Genoa per il grande Napoli, la vita mi ha insegnato qualcosa». Dalla promozione alla retrocessione, il Napoli come segno del destino. Ma ora è iniziata la fase più difficile per il Genoa e per i suoi tifosi.

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