L’ultima volta che Alberto Zangrillo ha rilasciato delle dichiarazioni pubbliche è stato alla presentazione della squadra a Moena. Circa quaranta giorni (e un mercato) dopo, il presidente del Genoa torna a parlare al popolo rossoblù, intervenendo a “We are Genoa”, in onda sull’emittente Telenord: «Se sono stato zitto è perché non avevo nulla da dire. Oggi si è celebrato un board del Genoa e, in tale contesto formale, ho chiesto al referente Steven Pasko quale fosse la situazione e se il Genoa fosse di proprietà di 777 Partners: risposta perentoria affermativa. Il Genoa CFC è di proprietà di 777 Partners, è in una scatola ermeticamente chiusa e sta raccogliendo sponsor di rango internazionale. Oltre oceano taluni soggetti sono stati accusati da una corte federale, dobbiamo vigilare e stare attenti ma, al contempo, attenersi ai fatti e alle garanzie dello stato di diritto».
Il presidente del Grifone aggiunge: «Oltre alla ristrutturazione del debito, c’è anche il discorso con l’Agenzia delle Entrate, siamo sotto la loro lente e ciò aumenta le nostre responsabilità: è un dovere che sento gravare sulle spalle. L’auto-sostenibilità economica spiegata dal ceo Blazquez comporta sacrifici e un percorso travagliato, soprattutto in Italia dove la maggiore distribuzione di denaro è legata ai diritti tv. Non dobbiamo avere paura del nostro futuro, ma rivisitare le nostre aspettative che non sono più quelle tre anni fa, con presentazioni all’americana e Josh Wander che alza il pugno sotto la Nord gridando alla Uefa. Anche quest’anno l’obiettivo resta la salvezza tranquilla».
«Il fine è il bene del Genoa e ben venga se ciò dovesse passare attraverso la tacitazione di qualsiasi controversia emersa in questi tempi: significa che la nostra governance internazionale è vincente. Per essere tali serve tranquillità economica, unità di direzione e supporto della nostra gente. Se i genoani non credessero in me, mi porrei delle domande e penserei alla reputazione che mi sono costruito faticosamente. Non ho deleghe, non faccio mercato: sono tutte cose che subisco. In cambio, però, esercito un ruolo istituzionale tra Lega di Serie A e Roma. Lavoro in retroguardia, sono molto libero di mente e senza conflitti personali. Il ceo Blazquez è il padre padrone, a Pegli si fa quello che dice lui. Spors e Dransfield non sono spariti, a loro fa riferimento la proprietà. De Gea e Perisic sono stati due dinieghi di Dransfield: c’è una proposta di un profilo, una condivisione con l’allenatore e l’ascolto della sua opinione e la risposta d’oltre oceano con il pollice alto o pollice verso» aggiunge Zangrillo.
In merito al passaggio di Michele Sbravati alla Juventus: «Nei tre anni precedenti non ho avuto un contatto costante con lui, l’ho stimato molto e mi ha esternato il suo disagio ma non mi ha mai detto di essere stato spinto ad andarsene, anzi ho capito che voleva catturare la mia approvazione nel compiere un passo di carriera più elevato. Il suo prodotto sono Marcandalli, Ekhator e tanti altri bravi ragazzi».
Diego Milito, indimenticato attaccante del Genoa, concorrerà alle prossime elezioni presidenziali del Racing Avellaneda: «Quindi cambierà mestiere… (ride, ndr). A Diego dico di interpretare correttamente i paremetri che conducono a un obiettivo societario, scegliersi i collaboratori e fidarsi reciprocamente».
Sul tema arbitrale: «Domenica sono stato accompagnato verso Ayroldi, memore dell’episodio di San Siro: l’abbiamo ricordato simpaticamente. Sono invecchiato e ciò è dovuto al fatto che a fine partita con l’Hellas sono andato a congratularmi con lui… cerco di dimostrare responsabilità, pur soffrendo internamente. L’aspetto psicologico, per adesso, ci “penalizza” ancora. La politica di condotta del Genoa, però, è da lodare, su tutti quella del nostro capitano Badelj».
Sulle avversarie tra campionato e Coppa italia: «Contro la Roma dobbiamo vincere, le prime dieci partite di campionato ci daranno un orizzonte specifico. Derby? Non voglio caricare l’ambiente di pressioni, anzi mi sento di minimizzare: è chiaro che sarebbe bello vincere, ma il nostro obiettivo è quello di fare bene in Serie A. La Signora Prefetto della città di Genova mi ha chiesto di assicurare i requisiti minimi allo stadio (la Sud andrà ai blucerchiati, ndr) onde evitare ulteriori problemi che già porta questa partita. Andiamo oltre le scaramucce, siamo il Genoa».
In tema di mercato, Zangrillo spiega: «Abbiamo più venduto che acquistato ma, con tutto il rispetto, ci siamo liberati di una serie di giocatori che gravavano sul costo aziendale e la plusvalenza resta in cassa per pagare fornitori, opere e cedole. Chi ha sottoscritto il bond della badia può dormire sereno. Gilardino ci stupirà, però c’è stato un errore di comunicazione: Blazquez non condivideva la cessione di Martinez a causa del procuratore, al tempo la prospettiva di tenere Gudmundsson e Retegui era reale ma l’evoluzione è figlia dell’imperativo categorico di vendere ricevuto nei giorni successivi. Albert è un ragazzo splendido, pulito e trasparente: è stato vittima di dinamiche di mercato legate ai procuratori. Spero che un giorno il folletto torni. La situazione di Retegui era ancora più difficile, il ragazzo aveva delle aspettative personali molto elevate: il Genoa, che non gioca le coppe, lo limitava».
«I grandi alberghi di Milano sono delle case chiuse – dichiara Zangrillo – chi varca il cancello del Pio deve essere depurato da qualsiasi scoria: i primi che devono dare l’esempio siamo noi. Norton-Cuffy tornerà a ottobre, Ankeye sarà presto in gruppo, su Messias siamo cauti ma lui è molto auto-diagnosta, sa ascoltare il suo corpo e non è pessimista sul problema all’adduttore. Le visite mediche sono una pagliacciata: dal giocatore che arriva con il van dai vetri oscurati fino alle fotografie… Coda alla Sampdoria? Non l’ho capita nemmeno io. Prima della cessione l’ho chiamato e, da me messo in guardia sugli effetti del trasferimento, mi ha detto che voleva rimanere: non so che cosa sia successo».
«Ottolini ha acquisito una grande forza, è una persona strutturata anche su valori morali: è un uomo di poche parole ma molto educato, per bene e consapevole di essere sulle sabbie mobili. Il vice Gudmundsson non esiste. Pinamonti ha dimostrato di essersi ristrutturato mentalmente: ha 4/5 anni di più, è stato forgiato a latte e fieno provenendo dal Trentino, è un po’ il nostro Sinner pur non essendo tirolese. Gilardino? Ho un rapporto personale molto forte con lui, se è rimasto lo si deve anche a me, e ciò me lo riconosce. È una persona che agisce passo dopo passo e ascolta lo staff, da Caridi a Murgita, Raggio Garibaldi e Scarpi: è un piacere vederli lavorare. Con Blessin c’erano 20/25 elementi che non si parlavano tra di loro e troppi facevano gli allenatori. Il mister è diventato un comunicatore, sa trasmettere anche grazie a un grande capitano che sa comunicare con i suoi silenzi e il suo comportamento» conclude il presidente Zangrillo.