In occasione della rassegna organizzata dalla Fondazione Pallavicino in collaborazione con l’emittente ligure Telenord, Alberto Zangrillo è tornato sull’annosa questione stadio Ferraris di Genova: «Dal punto di vista infrastrutturale facciamo pena. Lo stadio per eccellenza per noi italiani è San Siro, obbrobrio di cemento nella periferia di Milano. Invece, a Madrid o Parigi hanno queste strutture meravigliose, o il centrale di Wimbledon che si chiude appena vengono due gocce d’acqua. Siamo ottusamente, passivamente sotto scacco da parte di una politica cieca, non in linea con le aspettative di noi italiani e che non ci meritiamo, fatta di burocrazia. Orograficamente Genova è ostile, non ci sono spazi. Sampdoria e Genoa sono d’accordo per presentare un progetto comune. Il Ferraris, il nostro Tempio, dobbiamo considerarlo lo stadio della città e non di un club, facciamo questo sforzo. Abbiamo fatto il primo passo di un percorso burocratico che vedrà contenziosi».
La riflessione di Zangrillo sul calcio attuale e i procuratori: «Il calcio è un mondo drogato, malato. Vedo che ci sono procuratori leggendari che girano con Lamborghini e Ferrari, signori muscolosi e ipertatuati che la fanno da padroni andando a proporre ingaggi alle società. Poi vedi che c’è un campione come Sinner, che speriamo non ci rovinino: ragazzo straordinario che non è come questi umanoidi tatuati che sputano sul terreno di gioco o che lanciano la bottiglietta verso il massaggiatore. Abbiamo perso l’educazione. E la mia funzione è quella di insegnare il rispetto reciproco. In questo, il Genoa è stato straordinario: è cresciuto, adesso è un gruppo bello, pulito e dobbiamo garantirgli continuità».
«La crisi di 777 Partners? Esistono delle difficoltà di cui non conosciamo l’entità, non immaginiamo ci possano essere dei riflessi sul Genoa perché il club è all’interno di una struttura sana, governata e strutturata in modo sapiente. C’è una governance in cui c’è il controllo reciproco, lo scambio di informazioni e noi speriamo che tutto si possa garantire su quelli che sono i fondamentali di una società che ha ben operato. Sto respirando aria pulita, c’è dialogo, reciproca stima e condivisione: ho questo ruolo di presidente e continuerò a tenerlo perché è un ruolo di garanzia e responsabilità nei confronti dei tifosi che sono tutti quelli che ci seguono e non solo quelli che vengono allo stadio» spiega Zangrillo.
«Galliani mi ha insegnato che il calcio é crudele. Il Genoa deve ritornare dove manca da tanto tempo. Per farlo ci vuole un consolidamento economico che consenta di poter usufruire di una rosa che ha un valore che tu gestisci, controlli, di cui tu sei padrone. E che quindi ti consenta di dire di “no” al signor Marotta quando vorrebbe che tu gli regalassi Gudmundsson, e lo dico all’amico Beppe senza nessun tipo di malignità. Lo dico perché so che all’Inter piace Gudmundsson e io ho detto che spero che lui possa continuare a sognare. Però il Genoa deve essere padrone di se stesso: se vende Martinez è perché pensa di poterselo permettere, perché arriva un altro Martinez o meglio di lui, e se va via Gudmundsson, come è andato via Dragusin, abbiamo visto che abbiamo fatto ancora meglio».