Viva il Var!

Stefano Massa: «Molto meglio che sentire per settimane discorsi che "lasciavano il tempo che trovavano" sui torti subìti per la "sudditanza psicologica" degli arbitri nei confronti delle grandi squadre»

La regia mobile della Var durante la sperimentazione nel match amichevole Italia-Danimarca Under 18 (Foto Gabriele Maltinti/Getty Images)

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Dall'”Almanacco Illustrato del Calcio 1978″, pag. 158. Alle quindici partite casalinghe della Juventus, che vinse il suo diciottesimo Scudetto, precedendo di un punto il Torino (51 a 50), avevano assistito nel 1976/1977 tra abbonati e paganti 628.393 (media di 41.893) spettatori, che avevano portato nelle casse del sodalizio bianconero 2.060.864.800 lire, mentre ai quindici incontri del Genoa, salvatosi con una giornata d’anticipo, 514.916 spettatori (media di 34.328), che avevano fatto incassare 1.514.888.700 lire. In pratica, quarantacinque anni fa ogni cinque genoani ci sarebbero stati sei juventini. Ovviamente questo dato reale riferito ai “praticanti” da stadio non è confermato dalla “platea televisiva a pagamento” dei giorni nostri, che sarebbe stata grosso modo la stessa all’epoca, se ci fosse stata la possibilità di vedere le partite di Campionato nelle proprie abitazioni. Quindi, chi gestisce la trasmissione degli incontri di calcio sa che l’utenza è composta principalmente da tifosi di Juventus, Milan ed Internazionale e poi di altre squadre, tra cui spiccano la Roma e il Napoli. Tutte le volte che c’è una situazione dubbia, che nel calcio è spesso decisiva, se in campo c’è una squadra piccola contro una di quelle soprammenzionate, l’auspicio subliminale di chi gestisce le trasmissioni è che si risolva a favore di chi è più potente. Però, in tutto questo le squadre piccole, secondo me, sono molto più tutelate di prima, perché il VAR è “figlio” della trasmissione in diretta delle partite (chi è allo stadio conosce in tempo reale grazie ai telefoni cellulari da chi è a casa qual è la verità), che sul campo, visto che si giocano a tutte le ore, possono essere interrotte, visto che non esiste più l’esigenza della contemporaneità, perché sia presa la decisione più giusta e da questa nuova situazione le squadre che sono più penalizzate sono quelle che segnano di più, le più forti, quelle che un tempo ottenevano spesso vittorie per piccoli o grandi errori arbitrali che “ai punti” avrebbero meritato sul campo. Quindi, viva il VAR e, se ci sono commenti non obiettivi a giuste decisioni grazie alle correzioni che si possono fare mediante le immagini che l'”occhio” della telecamera migliore per la On-Field-Review mette a disposizione dell’arbitro in campo, pazienza! Molto meglio che sentire per settimane discorsi che “lasciavano il tempo che trovavano” sui torti subìti per la “sudditanza psicologica” degli arbitri nei confronti delle grandi squadre.

Stefano Massa 

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