Alla faccia dei moduli, delle tattiche ed anche del possesso palla! Il nostro Thiago va per la sua strada, vuole che si giochi al di là di tattiche varie e vuole che possibilmente si vinca.
Guarda che ti combina a Ferrara, con sgomento dei “soloni” dei tatticismi: mette Sturaro (dopo una vita di sofferenza) all’ala sinistra e lui diventa protagonista assoluto, una forza della natura, corre come se non fosse mai stato fermo per mesi e segna anche un gol decisivo.
Ma non basta, il Thiago è un po’ pazzerello, piazza a destra Agudelo, poi nella ripresa lo rimanda a fare la mezzala. E ancora: lascia in panchina il “maestro” Schöne e ridà fiducia a Radovanovic.
Insomma Thiago ritiene che solo la validità del giocatore, le sue motivazioni quando scende in campo, il “cuore” con il quale tenta di giocare, sono gli elementi fondamentali per far bene, e per “giocar al calcio”.
E’ logico che il “tutto” va valutato a fronte dell’effettivo valore dei giocatori: e va detto che Thiago si è ben accorto di non avere “grandi campioni”, ma al contrario atleti che nel loro piccolo capiscono cosa vuol dire giocar al calcio. E ce la mettono tutta.
Guardate Radu, che compie salvataggi incredibili, dunque condizionato per certi versi da una difesa tentennante, ma nel contempo, guardando le classifiche, a Romero viene dato un bell’otto, dunque un difensore con i fiocchi, così come al furbo e solido Zapata si attribuisce una crescita notevole da quando c’è il nuovo tecnico.
Ma non basta, perché nella ripresa, quando dopo lo svantaggio c’è da recuperare, ecco l’altro colpo di scena: dentro Pandev, Favilli e addirittura quel giovincello dal nome botticelliano, Cleonise. Si combatte, si potrebbe vincere, ma comunque non si perde. Ed è già un risultato.
Un punto prezioso con la Spal? Chissà. Certo un punto che serve per fare un piccolo passo anche se, diciamolo onestamente, sarebbe bene che arrivassero quei benedetti tre punti che possono finalmente permettere un balzo in avanti significativo. Il Genoa, per ora, questi tre punti proprio non riesce a racimolarli, ogni volta, da ormai qualche giornata, si dice: «Ci siamo, bisogna fare i tre punti, sono indispensabili». Poi, al massimo, arriva il punticino, che non è male ma non permette di sganciarsi dal terzultimo posto (oggi il Grifo è in Serie B).
Di bello c’è che il clima non è da arrabbiati o da contestatori, e questo va a merito di questo strano personaggio che è Thiago, dotato di una curiosa indispensabile caratteristica: non drammatizza mai. Va avanti come se avesse vinto tutte le partite, come a dire: «Che problemi ci sono? Andiamo avanti per la nostra strada e siamo tranquilli, arriveremo all’obiettivo salvezza, serenamente». Parole che danno quella fiducia e quella “non tensione”, che in altri anni, in situazioni del genere, provocavano sconquassi.
Adesso arriva il Torino, uscito da un tonfo contro l’Inter in casa. E tutti cominceremo a dire fino a sabato: “Bisogna vincere, è la volta buona per fare i tre punti, guai a non farli. Si è all’ultima spiaggia”.
Thiago guarda, legge, ascolta e sorride. Poi chiude: «Noi andiamo avanti per la nostra strada… state tranquilli…». E sia.