Umiltà e cattiveria: il Genoa prova a sorprendere la Lazio

Il Grifone ha preparato la partita senza cadere in distrazioni o esagerazioni

San Giorgio Soumaoro Biraschi Sturaro Goldaniga Genoa
Soumaoro, Biraschi, Sturaro e Goldaniga (foto di Genoa CFC Tanopress)

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C’è un Genoa laborioso, che lavora sottotraccia al Pio-Signorini, consapevole che i risultati fanno bene all’umore e alla classifica ma che il traguardo è ancora molto lontano. É un Genoa concentrato «solo su se stesso», come detto da Nicola dopo la vittoria di Bologna. Una squadra che collabora con un’accentuata unità d’intenti, che non ha elaborato né traccerà mai una griglia salvezza. Anche per bieca scaramanzia. Al bando soglie, minimali, tabelle di marcia, classifiche avulse o proiezioni adatte più alle battaglie elettorali che sportive. La quota è quaranta punti – quasi il doppio degli attuali ventidue tesoreggiati dal Grifone – e va raggiunta entro il 24 maggio.

Il Genoa parte proprio da qui. Da una nuova e matura consapevolezza di potercela fare ma solo attraverso la lotta senza quartiere che ha caratterizzato le ultime partite. La solidità di spogliatoio permette adesso di respirare un clima positivo e prolifico che il direttore sportivo Marroccu ha definito «da famiglia». Tutti si sentono importanti ma nessuno è imprescindibile e il bene comune viene prima di ogni egoismo. Il Grifone ha perso fin troppo tempo nel girone d’andata e per fortuna la venuta di mister Nicola ha portato benefici oltre ogni ragionevole dubbio.

I rossoblù non sbaglieranno l’approccio alla partita con la Lazio. Hanno vissuto l’intera settimana immersi nella totale concentrazione che richiede una gara contro la seconda forza del torneo. Niente distrazioni, niente esagerazioni o festoni di compleanno terminati a notte inoltrata. Niente promesse di vittoria o di coppe da alzare. La concretezza (e la serietà) di una squadra talvolta è inversamente proporzionale agli obiettivi che vuole raggiungere. Il Genoa ci proverà a modo suo, con tanta umiltà e con l’adeguata cattiveria per fare risultato. Come a Bergamo contro l’Atalanta, a Firenze e a Bologna e come contro il Cagliari, a prescindere dal blasone dell’avversario.

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