Thiago Motta: «L’identità di squadra? Significa difendere tutti quando si difende e attaccare tutti quando si attacca»

Il tecnico del Genoa ai microfoni di Dazn: «La cosa più difficile è fare un calcio semplice. Nel calcio moderno non ci si può permettere di non difendere e di non attaccare»

Thiago Motta Pandev
Le indicazioni di Thiago Motta a Pandev (foto di Genoa CFC Tanopress)

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«Mi piace molto parlare delle caratteristiche dei giocatori piuttosto che dei moduli con cui può giocare la squadra». Thiago Motta ha raccontato ai microfoni di Dazn la sua idea di calcio. Innanzitutto, il nuovo tecnico del Genoa ci tiene a precisare: «Per me identità di squadra significa difendere tutti quando si difende e attaccare tutti quando si attacca. La cosa più difficile è fare un calcio semplice. Voglio essere me stesso. Nel calcio moderno non ci si può permettere di non difendere e di non attaccare».

Si è parlato in settimana della sua provocazione del modulo 2-7-2 e il ruolo che dovrebbe avere l’estremo difensore: «Il portiere, in tutte le squadre – spiega Motta – partecipa moltissimo anche con i piedi e per questo voglio dai miei attaccanti che siano i primi a difendere.Io la vedo così anche perché se facciamo attenzione durante la partita è vero che magari una squadra inizia con un modulo di gioco, ma poi nel corso dell’incontro i posizionamenti cambiano».

Con Enrico Preziosi l’intesa è stata immediata e racconta un aneddoto nel 2008: «Quella volta lì ho ringraziato di cuore il presidente e questa volta ci siamo messi d’accordo subito guardandoci negli occhi. Lui mi conosce e sa come sono, io lo conosco abbastanza bene: devo ringraziarlo per questa opportunità ed è un onore per me oggi poter allenare il Genoa».

Dopodomani avrà come avversario Balotelli nel Brescia, suo ex compagno di squadra nell’Inter: «E’ una bella cosa, a lui auguro il meglio. Ho ricevuto tanti messaggi e ho ringraziato tutti: è veramente importante in un momento del genere che altri siano contenti della situazione attuale della mia vita. Ringrazio Deki (Stankovic, ndr), abbiamo vissuto insieme tante belle cose, è un amico ed un grandissimo giocatore ed uomo».

Infine, su Criscito e Pandev che in passato giocarono con lui: «Sono convinto di poter separare la questione professionale da quella privata».

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